L’arresto dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, finito in manette all’alba del 5 marzo con l’accusa di associazione mafiosa, ha dato la stura alle reazioni della mondo della politica. Tanti gli esponenti dei partiti che hanno detto la propria sull’indagine che ha coinvolto l’ex parlamentare.
Tra questi Antonello Cracolici, deputato regionale del Partito Democratico, che punta il dito contro i vertici del partito: “Sono garantista – afferma – ma mi sarei aspettato che qualcuno tra i tanti generali senza esercito che si ritiene dirigente del Pd, avesse prudentemente sospeso Ruggirello dal partito“.
Parla anche Erasmo Palazzotto, deputato a Montecitorio eletto con LeU: “Solo oggi ci si accorge di chi sia Paolo Ruggirello? A Trapani tutti sapevano che il suo consenso elettorale era basato su prassi che, seppure non rilevanti dal punto di vista penale, dovevano essere considerate moralmente incompatibili con la politica – afferma il componente della commissione parlamentare Antimafia – Quanti potenziali Ruggirello ci sono ancora nel PD siciliano? Se in questi anni non siamo riusciti a costruire una alleanza di governo in Sicilia è proprio per la grande questione morale che attraversa tutta la politica siciliana ed in particolare il Partito Democratico. Se Zingaretti vuole davvero accettare la sfida di ricostruire il Pd è da qui che deve partire, da una diversa modalità di selezionare la propria classe dirigente per restituire credibilità al suo partito ed alla politica“, conclude Palazzotto.
Affondo del capogruppo del M5S all’Ars Francesco Cappello: “L’arresto dell’ex deputato regionale del Partito democratico Paolo Ruggirello, con l’accusa pesantissima di associazione mafiosa, non poteva essere il battesimo peggiore per la nuova segreteria dem di Nicola Zingaretti, cui auguriamo in ogni caso buon lavoro – dichiara il parlamentare dell’Ars – Se le accuse dovessero trovare riscontro mostrerebbero come il fenomeno del voto di scambio è tutt’altro che morto in Sicilia“.
Intervento di taglio istituzionale, infine, per Claudio Fava, presidente della commissione Antimafia all’Ars: “L’operazione Scrigno fa emergere un quadro inquietante: nel rapporto tra mafia e politica siamo davanti a un salto di qualità, non più la subalternità alle cosche ma una compartecipazione alle attività criminali – afferma – Quello descritto dagli investigatori è un sistema che ha inquinato la vita democratica, sociale ed economica della provincia di Trapani e oltre. La politica adesso deve avere il coraggio di rimettere la questione morale al centro della propria agenda senza aspettare l’azione della magistratura. Su questo – conclude – si gioca buona parte del futuro di quest’Isola perché sono questi i veri costi inquinanti della politica“.
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