Gli Asu della Sicilia, precari da una vita e con uno stipendio ai limiti della decenza, hanno esultato per un’integrazione oraria attesa da anni e che dà un minimo di dignità costata battaglie dentro e fuori il Palazzo, “appesi” ai giochi della politica.
I precari dell’emergenza covid, con orari settimanali ai limiti del ridicolo, sono in attesa di una proroga che mantenga in vita le speranze per altri due mesi.
Fuori dai Palazzi lo stipendio di migliaia di siciliani (moltissimi dei quali in nero), non raggiunge quasi mai i mille euro al mese al punto da rendere più che attuale la canzone degli anni ’60 “Se potessi avere mille lire al mese”.
Con 890 euro c’è chi campa famiglie, fa sacrifici con dignità, non va a rubare, fa qualche fila dietro un Caf per scoprire se può avere agevolazioni, va in qualche segretaria politica contando su qualche bonus. E paga bollette da paura, trovandosi a dover scegliere tra i costi di riscaldamento e quelli per il pane a tavola.
E no, questo non è qualunquismo, questa è la fotografia di una Sicilia che appena appena a dicembre ha visto la protesta sdegnata e corale di tutta l’Ars e della giunta Schifani per il caro voli dei figli che studiano e lavorano al nord e che tra poco si riproporrà uguale a Pasqua.
Eppure, appena un mese dopo, la stessa indignazione per biglietti aerei da 300 e 400 euro (sola andata) non ha suscitato, negli stessi politici, l’aumento delle buste paga dei deputati di 890 euro al mese, che portano a casa in un anno altri 10.700 euro in più che vanno ad aggiungersi all’indennità base e ai vari benefit. Il tutto per un aggravio alle casse regionali da 10 milioni di euro a 11 milioni e 200 mila euro.
Intendiamoci non è una decisione contraria alla legge, anzi, è l’esatta applicazione della legge regionale 4 del 2014, art.2 comma 2 che prevede l’automatismo di collegamento tra l’indennità e l’aumento del costo della vita.
In altre regioni d’Italia a quanto pare lo hanno fatto. C’è da dire che nelle altre regioni d’Italia non c’è la stessa fame di lavoro che abbiamo dalle nostre parti.
L’aumento di quasi mille euro al mese per singolo deputato, è passato sotto silenzio a lungo, fin quando non è venuto fuori nel clamore generale e per di più mentre l’idea era anche quella di negare agli amministratori locali (che rischiano molto di più sul territorio, lavorano molto di più ed hanno maggiori responsabilità) un incremento simile.
Il clamore ha fatto sì che l’aumento, inizialmente figlio legittimo di quasi tutti i partiti, diventasse quasi “orfano” e che gli stessi vertici nazionali di FdI si siano fortemente irritati per il boomerang mediatico.
L’opposizione insorge, tranne Cracolici del Pd che difende l’aumento “sono un uomo libero“. I 5stelle annunciano che devolveranno i soldi in più e Cateno De Luca presenta un emendamento per stoppare l’art.2 comma 2 della lr 4 del 2014 e quindi l’automatismo degli aumenti.
Fatto sta che quello che appare a noi siciliani come uno spettacolo dal finale scontato, come nei film d’amore anni ’50, a tarda notte, complice il voto segreto che consente di votare nell’urna senza arrossire in pubblico, l’emendamento viene bocciato. Sul fil di lana ma viene bocciato anche per l’assenza dei voti dei due gruppi di De Luca che alzano i tesserini gridando all’inciucio ma fanno mancare 8 sì (leggi qui)
A chiedere il voto segreto è stato Miccichè che sul fronte aumenti non è nuovo a queste posizioni ed infatti nel 2017 ad inizio legislatura finì su tutti i giornali per la sua battaglia per togliere il tetto dei 240 mila euro l’anno e per aumentare i vitalizi agli ex deputati. Stavolta ribadisce il concetto: “Con l’indennità arrivo a fine mese e chiedo scusa a chi non ci arriva, ma non ho ville né barche e non rubo”.
E ci mancherebbe pure che con l’indennità da onorevole non arrivi a fine mese… però chiede il voto segreto, consapevole che è l’unico modo per arrivare a fine mese con mille euro in più. In realtà con lo stipendio di un deputato Ars si può arrivare a fine mese e, paragonandolo ad uno stipendio di un commesso di negozio, anche quasi a fine anno.
Il fatto è che con il voto della scorsa notte e l’approvazione degli aumenti queste scuse sembrano una sonora presa per i fondelli verso chi non arriva a fine mese o ci arriva a stento. Non basta scusarsi (o rammaricarsi) per chi non arriva a fine mese, è che mentre chiedi scusa li prendi a schiaffi lo stesso.
Ci scusiamo se siete avete difficoltà economiche ma tutto sommato non c’importa granchè, è questo il messaggio che passa. Non è un fatto di legittimità o di applicazione della norma, è una questione di opportunità e anche di vergogna.
Il gioco del voto segreto è poi, e lo sappiamo benissimo tutti, una farsa che trasforma lo schiaffo in una raffica di moffe ai siciliani.