L’Ars stenta a riprendere quella quota (anche minima) che aveva già caratterizzato con non poche difficoltà il cammino, sino al mese di agosto, dell’attività parlamentare.
La convocazione della commissione capigruppo prevista per oggi ha il compito di riportare un po’ di chiarezza sulle cose da fare e soprattutto sul modo in cui portarle avanti. La maggioranza impigrita prova in realtà a mettere in fila alcune priorità in tempi ragionevoli.
Ne approfitta per dar voce al dissenso e al disappunto politico Giuseppe Lupo, capogruppo del PD all’Ars, che ieri è intervenuto nel corso dei lavori d’aula per chiedere al presidente della Regione Nello Musumeci di “riferire a Sala d’Ercole sull’attuazione del programma di governo, ed in particolare sulla presentazione dei documenti economici”.
Lupo, ha poi proseguito: “Il governo non si presenta in aula e slitta la seduta, la maggioranza non si presenta in commissione e manca il numero legale per il parere su Riscossione Sicilia, non ci sono notizie del rendiconto né dell’assestamento di Bilancio. Qualcuno avverta il presidente Musumeci ed il suo governo che le ferie sono finite”.
Critici anche i 5stelle. Il capogruppo del M5S all’Ars, Valentina Zafarana, dopo la nuova fumata nera in prima commissione sulle nomine del cda di Riscossione Sicilia e il rinvio della seduta d’Aula a causa dell’assenza dell’assessore Pierobon, ha commentato: ”Eravamo preparati al peggio, ma Musumeci è andato oltre. A quasi un anno dal suo insediamento la montagna di promesse della maggioranza non è riuscita a partorire nemmeno il classico, misero topolino. E la Sicilia aspetta, e spera sempre meno”.
In realtà, più che scollamento tra esecutivo e maggioranza preoccupa il mancato raccordo con una figura di unione, che da tempo qualcuno nel centrodestra auspica invano.
Tra i disegni di legge in dirittura d’arrivo in commissione Affari istituzionali c’è quello sul riordino degli Ipab, a firma di Roberto Di Mauro e Angela Foti. I termini per presentare gli emendamenti scadranno il prossimo 2 ottobre.
Intanto, c’è chi pone la questione sulla nomina dei cda degli enti in questione, soprattutto in considerazione del fatto che la riduzione del numero dei componenti prevista nella legge di riordino crea un ulteriore stallo nel gioco incrociato della responsabilità che la politica riesce sempre a non fare accertare.