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Scriveva così Lia Pasqualino Noto: “Nel 1937 a una donna era quasi impossibile venir presa sul serio: una prevenzione razziale legava la femmina al ruolo dei dilettanti. Riuscire a raggiungere una certa considerazione, circoscritta nei limiti della compiacenza maschile, poteva essere relativamente facile agli inizi, ma superare la barriera che ad un certo punto si frapponeva fra la donna ed il conseguimento di più alti riconoscimenti era impossibile”.
La pittrice palermitana, per certi versi, pioniera non solo di nuove visioni pittoriche ma, principalmente, della volontà d’affermazione della figura della donna al pari dell’uomo nel mondo dell’arte, così come nella vita ingenerale, trovò non pochi ostacoli nell’affermazione di sè come artista non solo nel capoluogo siciliano ma anche nello Stivale.
Il quadro del 1947 che descrive una battaglia di paladini tra saraceni e cristiani, che oggi accoglie i visitatori nell’androne della palazzina in via Dante 310, ancora sede della casa studio della pittrice, venne rifiutato a Roma e non esposto alla Quadriennale poiché “la commissione esaminatrice lo trovò troppo di misura grande, forse grande per una donna, e ne prese uno di dimensioni normali sullo stesso tema“.
Questo è solo un esempio delle discriminazioni che Lia Pasqualino Noto ebbe da affrontare: le resistenze sociali e culturali propri di un’epoca, l’oscurantismo dettato dalla Seconda Guerra Mondiale e dal fascismo spinsero la pittrice a dar fondo a tutta la sua tenacia per diffondere e difendere la sua pittura.
In quest’ottica si inserisce il periodo in cui, giocando sul doppio cognome che poteva essere considerato “maschile“, presentava i dipinti usufruendo di una doppia personalità sebbene, “a guerra finita, dopo tante vicende” pensò fosse meglio ritornare alla sua identità.
Forse, come troppo spesso accade, a volte i tempi non sono maturi per accogliere tutta la sana visionarietà di una donna forte e tenace che sapeva bene quali fossero le sue aspirazioni e volontà.
Oggi le opere e lo spirito artistico di Lia Pasqualino Noto tornano alla ribalta e si mostrano, in una dimensione più intima, all’interno della sua casa studio, la stessa che accoglieva i grandi letterati e artisti della metà del ‘900 e che conserva, pressoché intatto, l’arredo e la disposizione di opere d’arte.
Grazie al progetto “Signori prego si accomodino“, ideato e curato da Geraldine Blais, è stato possibile accedere (su prenotazione fino all’1 luglio) alla casa studio della pittrice che, per l’occasione, ha accolto, così come detta lo spirito del progetto, una serie di opere d’arte di artisti contemporanei.
La felice installazione, infatti, ha sottolineato l’aspetto assolutamente contemporaneo delle pitture di Lia Pasqualino Noto esaltandolo con l’accostamento di opere e video di artisti internazionali quali John Armleder/Morgane Tschiember, Sarah Buckner, Gianluca Concialdi, Nicolas Deshayes, Patrizio Di Massimo, Anna Franceschini, Gelitin, Chantal Joffe, Sonia Kacem, Athena Papadopoulos, Diego Perrone, Maia Regis, Francesco Simeti, Kiki Smith.
Intrecciando passato e presente il progetto ha coinvolto anche la famiglia Pasqualino Noto invitando, accanto agli artisti, i componenti della famiglia di Lia, Beatrice, Caterina, Lia, Liuc, Maia e Matilde Gagliardo che, ai nostri microfoni, ha spiegato il suo progetto, restituendo l’eredità lasciata alle generazioni successive.