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Artigianato Sicilia, è ancora possibile recuperare i 210 milioni persi dalla Regione. Intervista a Filippello (Cna)

lunedì 22 Maggio 2017

Il settore dell’artigianato in Sicilia vive una condizione di grande difficoltà. Le statistiche ci dicono che nell’Isola muoiono ogni anno migliaia di realtà piccole e medie. Eppure la Regione dal 2012 ad oggi ha perso 210 milioni di euro di finanziamenti statali.
Ne parliamo con Mario Filippello segretario regionale della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa).

Lei è stato uno dei pochi rappresentanti della categoria degli artigiani a sollevare circa due settimane fa lo scandalo dei 210 milioni di euro di finanziamenti statali destinati all’erogazione di contributi agli artigiani che la Regione Siciliana si è dimenticata di chiedere dal 2012. La notizia avrebbe dovuto scatenare l’ira dei sindacati e delle associazioni di categoria. Tuttavia non si è vista neanche una manifestazione. Come mai?

Pochi purtroppo sanno, anche dopo che la notizia è uscita sui giornali, che da anni lo Stato ha decentrato compiti e funzioni alle 20 Regioni italiane. Stiamo parlando di tutte quelle competenze che riguardano gli incentivi alle piccole e medie imprese ed in particolare a quelle artigiane. Le Regioni a Statuto speciale dovevano procedere, quindi, a recepire questo decentramento. Le altre lo hanno fatto. La Sicilia no, perché ha avuto un contenzioso economico-finanziario con lo Stato.

Ci spieghi meglio.

Parte della politica e quasi tutti i vertici della burocrazia regionale sostenevano che bisognasse procedere ad una contrattazione generale su tutte le materie che riguardavano il decentramento. Questa, secondo loro, avrebbe comportato un esborso di risorse a danno della Regione superiore a quelle che si sarebbero dovute incassare. In realtà così non è, poiché le altre Regioni si sono limitate a recepire le competenze che riguardano soltanto gli incentivi, ricevendo così i fondi senza nessun problema. Lo stesso deve fare la Sicilia.

Quanti fondi spetterebbero quest’anno? Quelli degli anni scorsi verranno persi definitivamente?

Si può procedere subito notificando alla Conferenza Stato-Regioni il recepimento delle competenze relative agli incentivi alle imprese e quindi utilizzare le risorse che sino al dicembre del 2016 sono state inserite nella legge di bilancio. Si tratta di 35 milioni.
È possibile ricontrattare anche le risorse degli anni passati. Anche perché quei fondi non sono stati impegnati dallo Stato per altre cose, ma sono rimasti nella tesoreria del ministero competente.

Anche lei in qualità di rappresentante della Cna siciliana ha annunciato una manifestazione. A che punto sono i preparativi?

Il problema non è fare la manifestazione, ma avviare il percorso. A tal proposito abbiamo ricevuto rassicurazioni e garanzie dall’assessore Mariella Lo Bello, poiché ci ha fatto sapere che ha dato mandato agli uffici di procedere in modo tale che la Regione possa comunicare gli adempimenti entro la prossima Conferenza Stato-Regioni.

Qual è secondo lei la ragione per la quale i governi regionali e gli assessori competenti non hanno richiesto questi fondi?

Non è un problema solo degli assessori, ma degli uffici da quelli del Bilancio a quelli dei diversi assessorati. Tutti, come le dicevo prima, sostenevano che si doveva procedere con un ragionamento complessivo su tutte le norme contenute nella legge di decentramento. Un’operazione che se affrontata in modo complessivo sarebbe risultata sconveniente per la Sicilia, poiché avremmo dovuto restituire soldi. In realtà non è così perché, come hanno fatto le altre Regioni a Statuto speciale, è possibile adottare soltanto quelle che riguardano la materia dei contributi e degli incentivi alle imprese.

Le statistiche ci dicono che in Sicilia sempre più imprese artigiane decidono definitivamente di chiudere i battenti. Può una regione come la Sicilia permettersi il lusso di perdere 210 milioni di euro, che avrebbero potuto essere utilizzati per sostenere le imprese in difficoltà promuovendo la loro innovazione e la promozione dei loro prodotti di qualità?

Ovviamente no, ma il problema non è solo siciliano. Oggi in tutta Italia le imprese artigiane hanno bisogno di un profondo processo di rinnovamento che è ostacolato dagli elevati costi che devono sostenere. Certo le risorse di cui sopra potrebbero rappresentare un aiuto importante. Con questa quantità di denaro è possibile far fronte alla fame di credito delle imprese che rappresenta il loro principale problema.

Cosa è stato fatto in questi anni e di cosa ha bisogno l’artigianato in Sicilia?

Accesso al credito, sburocratizzazione, sostegno all’occupazione a partire dall’apprendistato. Ce lo dicono i dati Inps che mettono a confronto il numero degli occupati a tempo indeterminato di quest’anno in forte calo rispetto al precedente. Accanto a questo è necessario una riduzione delle tasse. In Sicilia si paga moto di più per tasse rispetto ad altre parti d’Italia. Mentre nel resto del Paese l’imprenditore a giugno e a luglio finisce per lavorare per lo Stato, in Sicilia questo termine si sposta in avanti al 30 di settembre.
Inoltre, se a Belluno l’immondizia non solo la raccolgono, ma costa un quarto di quanto costa in Sicilia è evidente che l’imprenditore del Nord avrà più risorse per gli investimenti rispetto a quello siciliano. Per un panettiere ci vogliono circa 8 mesi in Sicilia per ottenere il certificato per l’emissione dei fumi in atmosfera, a Milano glielo rilasciano in 15 giorni. Ecco di cosa abbiamo bisogno.

Per concludere ci dica alcune cose concrete che è possibile fare.

Si potrebbe cogliere l’occasione dell’avvio della spesa dei fondi Fse e Fesr della nuova programmazione per l’occupazione, per gli incentivi e gli investimenti. Se si emanano subito i bandi, e alcuni sono già stati pubblicati, per tutte le misure e si snelliscono le procedure, facilitando la presentazione delle istanze, si può cogliere questa opportunità per dare un aiuto concreto al sistema artigianale siciliano.

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