“Si è concluso un procedimento penale che ha segnato umanamente e professionalmente la vita di Patrizia Monterosso. Ha scelto il rito abbreviato perché certa della propria innocenza e per ripristinare in tempi brevissimi una onorabilità che vedeva scalfita da polemiche ritenute strumentali. Ha avuto fiducia nella giustizia ed ha avuto ragione: la formula è la più liberatoria, perché il fatto non sussiste“. Così l’avvocato Nino Caleca sull’assoluzione della sua assistita, Patrizia Monterosso.
Anche l’ex governatore, Rosario Crocetta commenta la notizia che riguarda l’ex segretario della Regione siciliana, oggi neo direttore della Fondazione Federico II: “L’assoluzione non mi sorprende, ho creduto sempre nella sua innocenza. Adesso si chieda scusa a Patrizia Monterosso. Adesso ci chiedano scusa tutti coloro che hanno utilizzato l’indagine nei confronti di Patrizia Monterosso per uccidere l’immagine di una che ha fatto solo il proprio dovere e per demolire l’immagine di un governo, il governo Crocetta, che si è caratterizzato per un’azione di legalità senza precedenti. Ci chiedano scusa quanti, nel riferire l’accusa di peculato, hanno omesso di raccontare che non c’era alcuna distrazione di fondi pubblici, ma il recupero a favore di ingenti risorse a favore della Regione. Ci chiedono scusa coloro che hanno omesso di riferire che una decisione della corte europea affermava che quei recuperi erano obbligatori.
“Ci chieda scusa – continua Crocetta – quella politica che per attaccare un governo non ha esitato a distruggere una persona che ha fatto solo il proprio dovere e veniva rappresentata come un delinquente. E sono fiero di non avere ceduto a quella real politik che consigliava di mollare il proprio segretario generale, per darlo in pasto a carnefici cinici. Il tempo è galantuomo, e come in questo caso, credo che ci continuerà dare ragione su tante cose che ci hanno visto protagonisti in questi anni. A coloro che hanno strumentalizzato politicamente una vicenda di normale comportamento amministrativo, rappresentandola come un crimine, l’ignominia dello sciacallaggio”.