E’ arrivato il giorno del giudizio per Cateno De Luca, l’attuale sindaco di Santa Teresa di Riva ed ex deputato regionale, che il 28 giugno 2011 venne arrestato e che da allora ha ingaggiato una durissima battaglia legale, in atto ormai da cinque anni, per dimostrare la sua innocenza. Abuso d’ufficio e tentata concussione sono i reati per i quali i pubblici ministeri Liliana Todaro e Vincenzo Barbaro hanno chiesto la condanna dell’allora leader del movimento regionale Sicilia Vera, politico scomodo e discusso che in passato tenne una conferenza stampa in mutande all’Assemblea Regionale per protestare contro l’allora presidente dell’Ars Gianfranco Micciché in seguito ad alcune vicende regolamentari, e si denudò in sala stampa per poi coprirsi con la bandiera della Sicilia usata come pareo.
I fatti contestati nel caso specifico a De Luca, ed al centro ancora adesso di vicenda giudiziaria, risalgono al periodo tra il 2003 e il 2011 quando l’imputato era, appunto, primo cittadino di Fiumedinisi e l’udienza odierna del 7 dicembre sarà l’atto conclusivo del processo a suo carico. A difesa di De Luca interverrà mercoledì mattina con la sua arringa il professore Carlo Taormina. Nel processo in corso di svolgimento di fronte alla Seconda sezione penale del Tribunale di Messina sono coinvolti anche il fratello di De Luca, Tindaro (in relazione al quale è stata sollecitata una condanna a 4 anni), il funzionario comunale Pietro D’Anna (2 anni la richiesta dei pm nei suoi confronti). L’inchiesta in questione ha riguardato un programma di riqualificazione urbanistica a Fiumedinisi ed in particolare la realizzazione di un albergo con centro benessere e villette. Pene minori sono state chieste per altre otto persone (alcuni di loro sono ex amministratori di Fiumedinisi, altri in qualità di “responsabili del procedimento): per Gregorio Natale Coppolino è stato chiesto chiesto un anno e 7 mesi, per Grazia Rasconà un anno e 4 mesi, per Giuseppe Bertino, Salvatore Piccolo, Antonino Cascio, Carmelo Crocetta e Giuseppe Giardina chiesti un anno e due mesi. Assoluzione è stata richiesta invece, per non aver commesso il fatto, in relazione a Benedetto Parisi, presidente della commissione edilizia del Comune di Fiumedinisi, mentre per i componenti di tale commissione è scattata la prescrizione.
Fondatore e direttore generale della Fenapi, 44 anni compiuti a marzo, De Luca si è reso spesso autore di comizi di fuoco nelle piazze per affermare le proprie verità, ed in passato arrivò anche a presentare contro la Finanziaria regionale migliaia di emendamenti. “Sono un battitore libero” ha ripetuto replicando a chi gli ha contestato che nel tempo ha cambiato 6 volte gruppo parlamentare. Ma soprattutto ha professato sin dal momento dell’arresto e dei domiciliari la sua estraneità ai fatti contestatigli dalla magistratura messinese nell’ambito di un’indagine legata all’attività amministrativa di De Luca come sindaco di Fiumedinisi, piccolo Comune di 1 533 abitanti della Città metropolitana di Messina. Lo avevano coinvolto, nel frattempo, anche nell’inchiesta sulle “spese pazze” all’Ars in qualità di ex deputato regionale, ma è stato assolto pochi mesi fa “perché il fatto non sussiste”. “Cateno De Luca non doveva essere arrestato”, scrisse nelle motivazioni della sentenza la Corte di Cassazione, nel dicembre 2011 revocando la misura cautelare. “Che il progetto politico di Sicilia Vera doveva essere stoppato – dichiarò De Luca – mi era stato politicamente reso evidente dall’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo a marzo del 2011, comunicandomi anche che presso la Procura della Repubblica di Messina si era aperta un’inchiesta sul mio conto”. L’imputato aggiunse inoltre: “ci fu un disegno contro di me”.
“L’abstract difensivo che anticipa i temi che verranno trattati nella discussione difensiva conclusiva – ha spiegato De Luca – è una sintesi di appena 300 pagine delle complessive memorie difensive già deposita nelle settimane scorse che superano le 3000 pagine con oltre 400 elementi di prova a mia discolpa e degli altri coimputati. Ora attendiamo l’udienza, l’arringa del professore Taormina (l’altro legale che difende De Luca è l’avv. Tommaso Micalizzi)e la sentenza dell’ultimo processo”. L’appuntamento in aula è previsto nella mattinata presso il Tribunale di Messina – Seconda Sezione Penale e, come detto, si tratterà dell’udienza conclusiva di un processo che rappresenta uno spartiacque per la vita e per la carriera politica dell’attuale primo cittadino di Santa Teresa di Riva. “Il prof. Taormina – continua De Luca – nelle scorse ore mi ha ribadito: “onore e stia tranquillo, purtroppo nei processi spesso non ha importanza la verità ma come si riesce a rappresentare la verità dei fatti. Lei oltre ad essere innocente perché ha sempre detto la verità ha dalla sua parte che siamo riusciti e riusciremo a rappresentare per bene la verità”.
E alla vigilia dell’udienza cruciale per lui, De Luca ha scritto intanto una lettera aperta ai suoi concittadini: “Sento la necessità di ringraziarvi per avermi dato la possibilità di essere utile alla vostra ed oggi anche alla mia comunità. Mi avete sollevato dal fango della calunnia in uno dei momenti più difficili della mia vita, individuando nella mia modesta persona, la guida della massima istituzione municipale, ed io, questo gesto di affidamento, non potrò mai dimenticarlo. Domani (oggi, ndr) si conclude il lungo calvario giudiziario che oltre ad aver segnato la mia vita e la vita dei miei familiari, mi ha impedito di ricambiare la vostra fiducia ed il vostro affetto, per come avrei voluto e per come vi avevo promesso di fare: vi chiedo scusa, sicuramente avrei potuto fare di più ma i 17 procedimenti penali che ho dovuto affrontare negli ultimi 5 anni mi hanno assorbito, rubandomi gran parte del mio tempo e delle mie energie. Spero di potermi fare perdonare”.
“Non so cosa succederà ma è ovvio che da uomo razionale – continua De Luca – devo mettere in conto che questa potrebbe essere l’ultima lettera che io possa legittimamente inviare a tutti voi nella qualità di sindaco di Santa Teresa di Riva. Purtroppo una legge scellerata, denominata “Legge Severino”, prevede la sospensione per 18 mesi di qualunque pubblico ufficiale e quindi anche di un sindaco che viene condannato pur se con una pena lieve. Sono coscienti che in questo momento non solo la comunità di Santa Teresa di Riva è divisa tra chi prega per la mia assoluzione e chi prega per la mia condanna. A tutti voi indistintamente rivolgo il mio pensiero di ringraziamento volgendo il mio cuore ovviamente per coloro che stanno convintamente pregando per la mia diciassettesima assoluzione. E’ risaputo che, infatti, Cateno De Luca è un personaggio scomodo, semplicemente perché ama fare il proprio dovere senza se e senza ma. Al di là di come andrà a finire, io comunque vorrò abbracciarvi uno per uno invitandovi ad una manifestazione di commiato o di festeggiamento che domenica 18 dicembre sarà organizzata in piazza Municipio, unitamente alla mia Giunta comunale e ai miei consiglieri comunali che mi hanno consentito con indiscussa lealtà di poter garantire gli evidenti risultati che hanno rivoluzionato Santa Teresa di Riva. Nell’affidarmi alla nostra protettrice, la Madonna del Carmelo, e con la speranza di essere condotti in un porto sicuro, guidati dalla nostra venerata Madonna di Porto Salvo, rivolgo a tutti voi un caro e commosso abbraccio. Vi porterò sempre nel cuore”.