Il gip di Palermo Walter Turturici ha accolto l’istanza difensiva revocando la misura degli arresti domiciliari e sostituendola con quella dell’obbligo di firma per i fratelli Salvatore e Pasquale Testa finiti nell’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti in una discarica a Bagheria.
I due fratelli sono difesi dall’avvocato Nino Pagano. L’indagine aveva già portato nell’ottobre scorso al sequestro dell’area e dei mezzi meccanici usati per la realizzazione della discarica abusiva. La difesa ha anche prodotto l’analisi del sottosuolo da cui si evince che si tratta di rifiuti speciali del tipo non pericolosi.
Le indagini dei carabinieri dal dicembre del 2022 al febbraio del 2023 avevano portato all’arresto dei due imprenditori e a tre obblighi di presentazione per gli autisti e dipendenti dell’impresa di Bagheria, e il sequestro di un terreno di 10 mila metri quadrati. L’impresa avrebbe dovuto occuparsi di edilizia e di trasporto di rifiuti speciali non pericolosi. Ed invece secondo le indagini nei terreni di sua proprietà avrebbe organizzato una discarica accogliendo e interrando i materiali di risulta di diversi cantieri aperti a Bagheria e dintorni.
Sono stati documentati almeno 280 scarichi di sfabbricidi, con una media di sette al giorno eseguiti senza soluzione di continuità, per un totale di circa 1.400 tonnellate di materiale inerte. Il costo richiesto dalla ditta per smaltire ogni singolo carico oscillava da 70 a 100 euro per un guadagno di circa 15.000 euro al mese.
Il sistema avrebbe consentito ai titolari dei cantieri di abbattere i costi e non pagare le tasse per lo smaltimento. Gli investigatori parlano di “scempio dei terreni agricoli” sottoposti a vincolo paesaggistico e sismico e considerati in dissesto. Al posto dei vigneti venivano accumulati i rifiuti. Una volta ricoperti con la terra sarebbero stati piantati altri alberelli. Un maldestro tentativo di nascondere i traffici illeciti, secondo gli inquirenti.