Angelo Niceta è stato assolto con formula piena dall’accusa di banca rotta fraudolenta. Infatti, questa mattina nell’Aula del tribunale di Palermo presieduta dalla dottoressa Donatella Puleo ha rigettato tutte le accuse partite dall’istanza da parte del parente, Michelangelo Niceta, poi fatte proprie dalla polizia tributaria e dalla Pubblica accusa.
L’imprenditore Niceta, difeso dall’avvocato Ugo Forello, per più di vent’anni è stato il direttore dello storico ed enorme (oltre 3.000 metri quadrati) punto vendita di via Roma (nei pressi della stazione centrale) della Niceta Snc. La società poi fallita e divenuta motivo di conflitto per la famiglia Niceta (fra Onofrio e Angelo, da una parte, e Michelangelo dall’altra).
Per la stessa accusa, nel marzo 2018, il gup di Palermo Wilma Mazzara aveva condannato il padre, Onofrio Niceta, a tre anni di reclusione.
Angelo Niceta è ammesso al programma di protezione quale testimone di giustizia, per via delle sue dichiarazioni sulle frequentazioni mafiose della famiglia.
Parlando con i magistrati della Procura di Palermo, aveva rivelato che lo zio Mario era in affari con il boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro e che proprio i legami con Cosa nostra convinsero il padre a rompere con il fratello.
Angelo Niceta aveva tirato in ballo anche i cugini Massimo, Piero e Olimpia che, dopo la morte del padre Mario, avevano ereditato il patrimonio finito sotto sequestro nel 2013.
Il patrimonio fu loro restituito nel dicembre 2017 su decisione della Corte d’appello di Palermo. Sul punto, respingendo la richiesta della Procura di blocco del dissequestro, era intervenuta anche la Corte d’appello per le Misure di prevenzione.