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Per la 62ª puntata di “Bar Sicilia“, la rubrica de ilSicilia.it con Alberto Samonà e Maurizio Scaglione, oggi, domenica 12 maggio 2019, siamo a Catania e abbiamo come ospiti il sindaco della città etnea Salvo Pogliese e Basilio Catanoso, già parlamentare nazionale e vicecoordinatore regionale di Forza Italia, partito da cui entrambi si sono dimessi alcune settimane fa.
E i due esponenti politici non le mandano certo a dire a Gianfranco Miccichè, che accusano di aver tradito il progetto politico forzista e i valori del centrodestra, oltre ad aver mortificato – a loro dire – il partito catanese, avendo estromesso esponenti della città etnea dalle liste per le Europee del 26 maggio. Motivo per il quale sia Catanoso che Pogliese, provenienti dalla storia di Alleanza nazionale, guardano adesso con interesse alle forze sovraniste, Lega e Fratelli d’Italia in primis, con le quali hanno avviato un’interlocuzione che, dopo le Europee, potrebbe portare a nuovi sviluppi. Pogliese e Catanoso, comunque, non danno indicazioni specifiche di voto, aggiungendo semmai che i loro sostenitori decideranno liberamente tra i due partiti sovranisti.
“In Forza Italia è in atto una deriva neocentrista – spiega Basilio Catanoso (nella foto in alto) – che ha mortificato l’originario progetto politico del partito. Noi auspichiamo che il partito resti nel centrodestra. Noi siamo usciti perchè in Forza Italia non c’era più spazio per i nostri valori e attraverso “MuovitiItalia” stiamo discutendo insieme a tanta gente, per incominciare da giugno un percorso nuovo”.
Sulla stessa linea il sindaco Pogliese: “Quella di lasciare Forza Italia è stata una scelta molto sofferta. In atto c’è un confronto costante con la nostra comunità. Con noi ci sono trecento amministratori siciliani e di certo vogliono continuare a fare politica. C’è grande entusiasmo, perchè crediamo che ci siano le condizioni per costruire un centrodestra nuovo con Fratelli d’Italia e Lega che rappresentano per noi forze a cui guardiamo con grande attenzione”. Il sindaco di Catania elenca quindi tutti i distinguo rispetto a Gianfranco Miccichè, sia a livello di progetto politico, sia per la mancata candidatura di un esponente catanese alle europee, ma anche nella gestione del suo ruolo di presidente dell’Ars: “Quando ha dichiarato inammissibile l’emendamento in favore della città di Catania, ha dimostrato una gestione personale e partitica del proprio ruolo, che è inaudito e inaccettabile per chi rappresenta le istituzioni”.
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