Il diritto alla casa non è poi così scontato e i messinesi lo sanno bene. I passi avanti sono stati tanti, ma tanto c’è ancora da fare. A dimostrarlo è stata la consegna delle chiavi dei nuovi alloggi a 32 famiglie del rione Taormina. La cerimonia svolta a Palazzo Palazzo Zanca ha certamente segnato un momento importante per l’azione di riqualificazione urbana.
Messina prosegue così il suo cammino verso il risanamento e provare a cancellare una triste pagina di storia. Tante sono ancora le baracche dislocate nella città dello Stretto e alcune risalgono al 1908, quando il terremoto lasciò il suo tragico segno. Una macchia ancora non cancellata. Una piaga sociale che ha visto un reale primo impulso solo nel 2018, ben oltre cent’anni.
“Stiamo portando avanti un percorso che complicato e lungo. Il rione Taormina è un nodo fondamentale perché ci apre una possibilità di nuove viabilità in quelle zone. Si tratta anche di un’attenzione al territorio. E’ impensabile che nel 2025 si possa parlare ancora di baracche nel territorio. Stiamo ponendo fine ad una situazione centenaria“. Ha spiegato ai microfoni de ilSicilia.it il sindaco Federico Basile. “Il censimento – ha aggiunto – parla di oltre 400 famiglie distribuite a macchia di leopardo. Stiamo cercando di sradicare le cattive abitudini, non solo in maniera fisica, ma anche culturale“.
Le azioni di risanamento non si fermeranno qui e non riguarderanno solo il rione Taormina. La strada è stata tracciata anche ad inizio anno con la firma del Piano Città degli immobili pubblici a Messina, accordo che consente di mettere a fattore comune i beni dello Stato in un sistema di pianificazione integrata per contribuire a risolvere la criticità urbana del disagio abitativo e per rispondere al meglio alle esigenze del territorio nella destinazione degli immobili pubblici. A firmarlo erano stati il commissario straordinario di governo per il risanamento delle baraccopoli della città di Messina e presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, il direttore dell’Agenzia del Demanio Alessandra dal Verme e il sindaco di Messina Federico Basile. Tra i punti prevede: azioni di rigenerazione urbana a supporto della riqualificazione delle baraccopoli; la realizzazione di un mix funzionale di residenze, uffici e servizi in grado di generare valore e sviluppo anche in termini di benessere e sostenibilità sociale; la valorizzazione dei caratteri identitari dei luoghi e del patrimonio immobiliare pubblico con alto valore storico e culturale per favorirne la fruizione pubblica e rafforzare l’offerta dei servizi culturali; la valorizzazione del porto, con nuovi servizi attrattivi per la collettività e il turismo; il miglioramento della logistica della pubblica amministrazione attraverso il riuso del patrimonio immobiliare pubblico con abbattimento di fitti passivi per lo Stato; la promozione di azioni integrate volte alla sostenibilità ambientale, come l’incremento del verde urbano, l’efficientamento energetico, la promozione della mobilità sostenibile; l’aumento di servizi connessi all’offerta universitaria, l’innovazione tecnologica e le residenze per gli studenti.
Insomma, la via è segnata e le idee appaiono chiare, ma, dall’altro lato, bisognerà affrontare una lunga storia più che centenaria composta da ombre e incognite sul futuro dei messinesi e della città di Messina.