Le vertenze che riguardano la mancanza di lavoro e la possibilità di avere dei sostegni al reddito si fanno sempre più serrate, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti segnati da proteste infuocate da parte di chi ha ricevuto la notifica della sospensione del reddito di cittadinanza tramite un sms del Comune. A Palermo le manifestazioni di disappunto non sono mancate, dopo la modifica apportata dal governo Meloni in termini molto restrittivi.
Sia a Roma che in Sicilia la politica ha aperto un dibattito sui due temi fondamentali che concernono il salario minimo legale e il reddito di cittadinanza. Una discussione spesso schiacciata dalla narrazione secondo cui il primo sarebbe un rischio troppo alto per le aziende, e il secondo come terreno fertile per i furbetti.
In Sicilia sono circa 530 mila le domande per il reddito di cittadinanza e in queste settimane la morsa del disagio economico e sociale sta tornando a farsi sentire in capo a migliaia di famiglie. Dalla scelta romana rimbomba l’eco della disperazione. Ma adesso che il reddito di cittadinanza non c’è più, è ora di sbrogliare la matassa, fatta di retorica e falsi miti, creatasi attorno al tema del salario minimo legale.
“Mai come adesso, parlare del salario minimo garantito è fondamentale”, dice il deputato del Pd alla Camera Anthony Barbagallo, evidenziandone la necessità, quale argine allo sfruttamento del lavoro e che si propina come valido sostituto del rdc e che deve essere centrale nell’agenda della politica dei rappresentanti siciliani nella Capitale.
“La politica del governo Meloni sta dimostrando tutte le sue inadeguatezze sul tema del reddito di cittadinanza. Pensare di poter cancellare con un colpo di spugna, nel periodo più difficili come questo, un strumento che ha sostenuto tantissime famiglie è stata una scelta scellerata”, ha aggiunto il segretario regionale dei dem. E i comuni da soli non possono aiutare le famiglie se non c’è un adeguato strumento legislativo.
Da questo punto di vista le opposizioni hanno trovato una intesa che potrebbe essere il preludio di una grande stagione fatta di battaglie politiche all’interno dei palazzi nazionali e regionali, alla fine di questa estate. La proposta del Partito democratico è quella di prevedere 9 euro l’ora. Su questo fronte è in corso una petizione dei dem rispetto alla quale sono state superate le 230 mila firme sul salario minimo. E’ il dato ufficiale fornito dal segretario regionale del Pd.
Le preoccupazioni aumentano se si pensa al riflesso inevitabile dell’incremento del lavoro nero e della delinquenza. La prima conseguenza non può che essere “lo sfruttamento da parte di quei datori di lavoro spregiudicati che continuano ad approfittare e ad abbassare il costo del lavoro, in più in nero, servendosi di manodopera poco qualificata”.
In Sicilia c’è l’aggravante dell’insufficienza del numero degli ispettori del lavoro deputati ad effettuare i dovuti controlli presso le aziende sparse su tutto il territorio regionale. Figure destinate a ridursi anche per via dei prossimi pensionamenti.