“Città e Regioni chiedono all’Europa di essere protagonista nel governare il fenomeno migratorio“. Lo ha detto Enzo Bianco parlando davanti a Papa Francesco nell’udienza con il Pontefice svoltasi nella Casina Pio IV in Vaticano a conclusione della due giorni di incontri tra ottanta sindaci europei sui temi dell’immigrazione. Il Summit, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze con il titolo “Europa: i rifugiati sono nostri fratelli“, si e’ svolto a due giorni dall’approvazione, a Bruxelles da parte del Comitato delle Regioni riunito in seduta plenaria, del parere del sindaco di Catania sulla revisione delle regole di Dublino.
In Vaticano Bianco, presidente del Consiglio nazionale dell’Anci, e’ stato primo firmatario di quel Manifesto di Sindaci italiani per l’Accoglienza che e’ stato fortemente apprezzato soprattutto nel passo in cui afferma “Le persone sono la piu’ grande risorsa di cui ogni Paese dispone”. “Con grande emozione – ha spiegato Bianco -, parlando davanti a un Papa che sui temi legati all’immigrazione ha pronunciato parole inequivocabili, ho descritto l’Europa che noi sindaci vogliamo. Una terra in cui le bambine e i bambini, i giovani siano orgogliosi della nostra storia e delle nostre tradizioni. Un’Europa terra di democrazia, liberta’, solidarieta’, crescita e umanita’”.
Ieri la prima cittadina di Barcellona, Ada Colau Ballano, ha fatto un riferimento al populismo xenofobo e al nazionalismo egoista. Per spazzare via i venti dell’odio noi sindaci europei ci poniamo dunque come costruttori di pace. Cosi’, da laico, ho citato Sant’Agostino quando afferma che non esistono tempi cattivi, ma tempi in cui gli uomini non vivono come dovrebbero”. “Si diffonde ad arte – ha concluso Bianco – la paura dei migranti per creare capri espiatori quando l’Europa dovrebbe avere maggior fiducia nella forza della propria identita’ e della propria cultura. Nella forza delle proprie qualita’ umane. Sono il sindaco di Catania, una citta’ povera che ha fatto per i migranti molto di piu’ di tante citta’ ricche. E nel nostro Manifesto scriviamo che occorre dare risposte chiare e attente alle preoccupazioni dei cittadini, in termini di sicurezza, rispetto delle regole e reciprocita’ di diritti e doveri. Occorre poi puntare soprattutto sull’integrazione: e’ assolutamente vero che i rifugiati sono nostri fratelli. Ma e’ ancor piu’ vero che, se sapremo guidare i processi d’integrazione, i loro figli potranno diventare i nostri stessi figli”.