Il recente blackout che ha colpito ampie aree della Spagna e del Portogallo ha riacceso i riflettori sulla fragilità delle infrastrutture energetiche europee. Milioni di cittadini si sono ritrovati all’improvviso senza corrente elettrica con case al buio, ospedali in difficoltà, trasporti bloccati e servizi digitali paralizzati. Le cause principali? Nonostante le molte ipotesi ancora sul tavolo, le risposte non sono chiare. Ma cosa accadrebbe se un evento simile si verificasse in Sicilia?
Sicilia tra vulnerabilità strutturale e dipendenza dall’esterno
L’Isola presenta una propria fragilità energetica, dovuta sia alla sua condizione geografica insulare e periferica sia alla forte dipendenza da fonti esterne. Negli ultimi anni si è investito in energie rinnovabili, in particolare eolico e fotovoltaico, ma la rete elettrica siciliana conserva ancora punti critici come infrastrutture datate, manutenzione non sempre puntuale, e picchi di consumo stagionali, come durante l’estate, quando l’uso massiccio di condizionatori può mettere a dura prova il sistema. Un blackout prolungato, in un simile contesto, rischierebbe di trasformarsi in una vera emergenza sociale, economica e sanitaria.
“Non siamo pronti socialmente a un blackout generalizzato”
Mariano Ippolito, ordinario di Sistemi elettrici per l’energia presso l’Università di Palermo e referente per il capoluogo siciliano del GUSEE (Gruppo Universitario Sistemi Elettrici per l’Energia), mette in guardia da un rischio spesso sottovalutato, più che tecnico, sociale:
“Dal punto di vista sociale non ci siamo mai davvero preparati a un evento di questa portata, perché non rientra negli scenari ordinari della nostra quotidianità. Pensiamo a qualcosa di semplice come il contante. Quasi nessuno lo utilizza più. Se il Bancomat non funziona, siamo bloccati nei pagamenti. Questo ci rende vulnerabili. La digitalizzazione delle nostre vite, dai pagamenti ai trasporti fino alla comunicazione, rende un’eventuale interruzione prolungata dell’energia un potenziale detonatore del caos.
Un sistema fragile ma gestito con competenza
Sul piano tecnico, Ippolito distingue chiaramente tra vulnerabilità strutturale e capacità gestionale. “Il nostro sistema elettrico presenta criticità infrastrutturali, dovute anche alla conformazione geografica del Paese. La Sicilia, essendo un’isola, è ancor più periferica e vulnerabile. Tuttavia, il nostro operatore di sistema, Terna, è tra i più avanzati al mondo. Le sue risorse tecnologiche e umane ci pongono tra i Paesi più preparati ad affrontare queste emergenze. A questo si aggiunge l’esistenza di piani specifici di difesa e riavvio della rete, i cosiddetti piani di “black start”, che consentono una ripresa ordinata del sistema elettrico in caso di collasso totale”.
Eventi eccezionali, risposte locali: cosa accadrebbe in Sicilia?
In caso di blackout, non si tratterebbe solo di capire quanto la Sicilia sia autonoma, ma soprattutto quanto possa resistere nei tempi necessari al ripristino della rete. “Se il sistema collassa, il blackout è generalizzato. A quel punto, l’autonomia dipende solo dalla disponibilità di riserve locali, ad esempio negli ospedali, che dispongono di alimentazione di emergenza secondo normative precise, solitamente per 6-12 ore. Dopodiché, si entra in zona critica.” Secondo l’esperto, anche se alcune aree della Sicilia restano più vulnerabili di altre, Terna aggiorna ogni anno un piano nazionale di intervento per superare le criticità più gravi. “La tecnologia oggi consente di gestire la rete in modo molto più efficiente rispetto al passato. I tempi di ripristino sono migliorati. Anche nel recente blackout in Spagna, si è riusciti a riattivare il sistema in circa 10-12 ore.”
No alla strumentalizzazione e all’allarmismo
Ippolito si sofferma anche sul rischio di letture distorte degli eventi, specie da chi tende a puntare il dito sulle rinnovabili: “Questi eventi vengono spesso strumentalizzati, ma le rinnovabili non sono il problema. Certo, aggiungono complessità a un sistema già articolato, ma abbiamo tutte le conoscenze per gestirla. Evitare conclusioni affrettate è essenziale.”
Il blackout iberico deve suonare come un campanello d’allarme anche per la Sicilia. È fondamentale accelerare la transizione energetica in modo sicuro, investire in tecnologie, formazione e infrastrutture, e soprattutto informare i cittadini. Perché in un sistema sempre più digitale e interconnesso, un’interruzione improvvisa non è più un’ipotesi remota, ma un rischio concreto, a cui anche la nostra Isola deve essere preparata.