La Polizia sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 25 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta Ombra della Dda di Catania contro appartenenti alla frangia degli Ercolano che con la cosca Santapaola compongono la famiglia di Cosa nostra etnea. Tra i destinatari anche esponenti di vertice del clan, compreso il nuovo reggente di Cosa nostra di Catania. Il provvedimento ipotizza a vario titolo i reati di associazione mafiosa, estorsioni, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illecita di armi da sparo, usura, lesioni personali aggravate dall’uso di armi da sparo.
Il provvedimento del gip, emesso su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura distrettuale etnea, è eseguito da personale dello Servizio centrale operativo e della Squadra mobile della Questura di Catania con il coordinamento della Direzione centrale Anticrimine della Polizia. Particolari sull’operazione Ombra saranno resi noti durante un incontro con i giornalisti che si terrà alle 10.30 nella sala riunione della Questura di Catania.
“Cosa nostra non abbassa la testa. Sicuramente commette meno omicidi ma continua ad essere un’associazione criminale che si riorganizza per provare ad esercitare la propria pressione sul territori nonostante la costante attività repressiva delle forze dell’ordine e della magistratura. Ne è la dimostrazione l’ennesima operazione della Dda di Catania con la quale sono state arrestate 25 persone, tra cui il nuovo presunto reggente del capoluogo etneo. Per questo rivolgo un plauso all’infaticabile attività dei magistrati etnei e delle forze dell’ordine per l’encomiabile e puntuale volto ad estirpare i tentativi di riorganizzazione della mala pianta mafiosa“. Così il segretario regionale del Pd Sicilia e segretario della commissione parlamentare Antimafia, Anthony Barbagallo.
“Con questa operazione abbiamo disarticolato la famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, arrestandone il reggente. Durante le indagini sono state sequestrate numerose armi da fuoco, a dimostrazione della pericolosità della cosca: cinque pistole, un fucile a pompa e uno con le canne mozzate. Le indagini sul fronte economico sul clan hanno documentato reati come usura, estorsioni e traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Gli accertamenti si sono avvalsi anche di intercettazioni telefoniche e ambientale: Durante le indagini sono stati monitorati numerosi incontri tra gli appartenenti alla cosca“. Lo ha detto il capo della Squadra mobile della Questura di Catania.
Un boss riservato che preferiva restare sottotraccia, in quell”Ombra’ che ha dato il nome dell’operazione antimafia della Polizia a Catania contro Cosa nostra etnea. Francesco Russo, 51 anni, preferiva avere un ruolo apparentemente defilato nel mondo della criminalità organizzata, mentre, secondo la Dda di Catania era diventato il reggente della ‘famiglia’ Santapaola dopo un riassetto dei ruoli apicali dell’organizzazione. E’ quanto emerge dall’inchiesta dell’operazione ‘Ombra’ di Squadra mobile di Catania e dello Sco che ha portato all’arresto di 23 indagati: 18 in carcere e cinque agli arresti domiciliari. Per due persone il gip ha disposto l’obbligo di dimora Russo, ricostruisce la Dda di Catania, “nonostante il ruolo di vertice che avrebbe ricoperto nel sodalizio, decideva di ‘operare nell’ombra’, seguendo un rigoroso modus operandi che ne assicurasse la riservatezza e la distanza dalle frange più strettamente operative e quindi esposte al rischio di indagini“.
Nuovi vertici, osserva la Procura, che “manifestavano la certa propensione a ricorrere sistematicamente alla violenza come strumento per ribadire la loro autorità criminale nei territori di loro ‘competenza’ mafiosa“. Tanto da fare irruzione, il 26 agosto del 2023, in uno stabilimento balneare di Aci Castello colpendo con violenza e ripetutamente al capo col calcio della pistola alcuni dei presenti, minacciandoli con l’arma puntata al volto. Il successivo 9 settembre, sempre il gruppo della Stazione, avrebbe anche aggredito e minacciato di morte un giovane Santapaola, parente alla lontana della famiglia dello storico capomafia Benedetto, spiegando alla vittima che “nei suoi confronti non erano stati adottati provvedimenti più duri solo in virtù del suo cognome“. Il 31 ottobre del 2023 lo stesso reggente Francesco Russo, dismettendo la consueta riservatezza, avrebbe gambizzato un uomo come “ritorsione per avergli mancato di rispetto durante un diverbio in ambito lavorativo“. Il ricorso alla violenza da parte degli esponenti di Cosa nostra catanese come strumento di affermazione sul territorio, ricostruisce ancora la Dda, portava a diversi episodi di fibrillazione con esponenti del contrapposto clan Cappello – Bonaccorsi, uno dei quali sfociava nella sparatoria avvenuta il 21 ottobre del 2023 nella zona del ‘Passarello’ del rione San Cristoforo, storica roccaforte della cosca rivale, quando un esponente del clan Cappello-Bonaccorsi, Salvatore Pietro Gagliano, avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da sparo contro alcuni esponenti del gruppo della Stazione. Quest’ultimo avrebbe progetto di uccidere Gagliano nonostante una serie di riunioni mafiose tra gli esponenti di vertice delle due organizzazioni per appianare il contrasto e scongiurare ulteriori e pericolose degenerazioni armate.
Il boss ergastolano Mario Ercolano, esponente di spicco della ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano legata a Cosa nostra di Catania, avrebbe “continuato, nonostante la detenzione, a esercitare pieni poteri decisori, mantenendo contatti quotidiani con gli affiliati, a cui impartiva precise disposizioni sulle strategie da adottare“. Dalle indagini, osserva la Procura sarebbe emersa “la perdurante operatività dell’ergastolano Mario Ercolano” che avrebbe “deciso il riassetto dei ruoli apicali all’interno dei gruppi a lui riconducibili“. Sarebbe stato il boss dal carcere, contesta l’accusa, a “determinare la designazione di Carmelo Daniele Strano come successore di Benito Privitera nel ruolo di responsabile del gruppo della Stazione, mentre Carmelo Fazio avrebbe preso il posto del fratello Salvatore come referente del Gruppo di Cibali“. Le investigazioni, inoltre, avrebbero fatto “emergere il ruolo ricoperto da Salvatore Ercolano, 46 anni, fratello minore dell’ergastolano Mario, che, avvalendosi del fidato Salvatore Iudicello, avrebbe impartito le direttive ricevute dal fratello Mario e si sarebbe occupato personalmente della risoluzione di eventuali controversie sia interne che esterne alla famiglia Santapaola – Ercolano“.
GLI ARRESTATI
Sono 23 gli arrestati: 18 in carcere e 5 ai domiciliari. Due indagati sono stati sottoposti all’obbligo di dimora. Questi i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere: Giuseppe Amato, di 37 anni, Angelo Arena, di 48, Salvatore Assinnata, di 52, Letterio ‘Ettore’ Barresi, di 51, Francesco Cacia, di 42, Angelo Antonino Castorina, di 33, Mario Ercolano, di 48, Salvatore Ercolano, di 46, Carmelo Fazio, di 60, Salvatore Antonio Pietro Iudicello, di 53, Alfio Minnella, 37, Salvatore Mirabella, di 59, Christian Paternò, di 43, Stefano Platania, di 27, Alessandro Rugeri, di 35, Francesco Russo, di 51, Carmelo Daniele Strano, di 34, e Benedetto Zucchero, di 31. Sono stati posti agli arresti domiciliari: Concetto Salvatore Di Raimondo, di 47, Salvatore Ettore Pandetta, di 31, Valerio Emanuele Pelleriti, di 27, Diego Filippo Russo, di 23, e Francesco Santapaola, di 26. Altri due indagati sono stati sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di dimora.