Giuseppe Ferrarello, ex sindaco di Gangi, stritolato dalla tenaglia del quorum mancato dalla lista di Fabrizio Micari alle regionali, ha ricevuto oltre 9mila voti e non è entrato all’Ars. Se si fosse candidato nel Partito Democratico sarebbe potuto arrivare davanti ai big, Cracolici e Lupo, che invece, non senza fatica, hanno potuto staccare il biglietto per tornare nel nuovo parlamento regionale.
È solo uno degli esempi che tra i DEM si fa, per ora a bassa voce, ma che nei prossimi giorni, anche in occasione della prossima direzione regionale, potrebbe venire fuori.
Dietrologie, certo, discorsi che oggi sono difficili da argomentare, la politica col senno di poi che non appassiona chi comanda, detta le regole e deve tenere il punto.
Ferrarello, faraoniano che rischia di pentirsi delle sue scelte, potrebbe essere un papabile per le nazionali. Le elezioni politiche incombono e il Pd riparte, a quanto pare al momento, da poche idee, ma ben confuse.
L’argomento, usato da alcuni sarebbe più o meno questo: “non abbiamo fatto le migliori liste possibili”. Un dato che cozza in apparenza con i numeri (il Pd ha preso più voti di 5 anni fa e 11 deputati), ma che rivela un ragionamento, tutto da dimostrare, per il quale si potranno innescare impulsi nel partito di confronto molto vivace.
Anche la scelta della Cgil di concentrare tutto su un candidato (Villari) a Catania, anziché spacchettare i voti nel territorio con almeno 4 possibili candidati sindaci, è per alcuni un indicatore di strategie che si potevano realizzare diversamente
Lupo, Lumia, Cracolici e Faraone è il quadrilatero che dal Pd catanese vorrebbero individuare come l’artefice della disfatta. I malumori di Concetta Raia a Catania sono stati solo uno dei primi sintomi che rischiano di sviluppare un autentico vespaio a breve.
A chi toccherà scagliare dalla provincia etnea la prima pietra?
La tregua deve durare. Da Roma, Renzi non vuole altre interferenze: la pagina Micari va archiviata in fretta, ribadiscono, mentre sarebbe il vero e proprio discriminante per individuare e puntare l’indice su chi, tra i DEM, ha fatto scelte, ha tralasciato nomi, ha atteso a lungo prima Grasso e poi le liste di Crocetta che non sono arrivate, si è consegnato di fatto a Orlando che non ha tradotto in liste, nomi e voti, la primogenitura assegnatagli.
Gli estremi tatticismi non hanno giovato alla consistenza di Micari, stritolato dalle contraddizioni e dai duelli… oltre che dal semi-anonimato e dalla debolezza di una campagna elettorale altrettanto anonima e piatta.
Arriverà la conta e si alzerà forse anche la voce nel Pd. Poi si ripartirà dall’elezione del capogruppo e la vicepresidenza dell’Ars… Le uniche cose – giura qualcuno bene informato – che si vedranno in Sicilia nel Partito Democratico per i prossimi cinque anni.