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Il problema

Calo di studenti e taglio dei docenti nelle scuole in Sicilia, Rizza (Flc Cgil): “Serve un cambio di rotta”

lunedì 21 Aprile 2025
Adriano Rizza - Flc Cgil Sicilia

Con l’approvazione della legge di bilancio per il 2025, il sistema scolastico italiano si prepara a un nuovo ridimensionamento. A inizio del prossimo anno scolastico, le scuole statali perderanno moltissime cattedre, si tratta di un taglio che coinvolge l’intero territorio nazionale, ma che colpisce in modo significativo la nostra Isola, a cui viene chiesto il sacrificio di 603 cattedre, pari a circa l’11% del totale nazionale.

A settembre, infatti, le scuole statali perderanno complessivamente 5.660 cattedre.

La legge di bilancio 2025 di fatto non prevede risorse aggiuntive per i rinnovi contrattuali 2022-2024 tali da ristorare le retribuzioni dalla reale perdita del potere d’acquisto nel triennio di riferimento. Solo a partire dal 2025 si prevede un aumento del trattamento economico accessorio che è pari ad appena lo 0,22% del monte salari. In tutto 112,1 milioni di cui 93,7 che vengono riservati ai soli docenti escludendo il personale ATA (204.000 unità) che garantisce, come i docenti, la funzionalità dei servizi nella scuola.

Non si incrementano le risorse per il CCNL 2022-2024, ma si prevede il finanziamento dei prossimi trienni contrattuali 2025-2027 e 2028-2030 sulla base della mera inflazione presunta per i prossimi anni. Ne deriva che per il personale della scuola i finanziamenti disponibili restano quelli già previsti che consentano di coprire appena 1/3 dell’inflazione del triennio (cioè aumenti del 6% a fronte del 18% circa di inflazione).

Questo significa che a partire dall’a.s. 2025/2026 si prevede una riduzione drastica della dotazione organica, 5.660 di docenti dell’organico dell’autonomia, per gli ATA il taglio di 2.174 unità è rinviato all’a.s. 2026/2027 Ata. Tali riduzioni andranno a peggiorare le già gravi condizioni in cui si svolgono le attività scuola.

Tutto questo proprio mentre i progetti Pnrr entrano nel vivo della loro attuazione e già le PPAA con l’attuale organico sono in grossa difficoltà nella realizzazione dei progetti assegnati. La card docenti viene estesa anche al personale supplente annuale con nomina al 31 agosto, escludendo gli oltre 140 mila docenti precari con nomina annuale al 30 giugno. Per far fronte a questo parziale allargamento della card ai docenti supplenti si prevede che il beneficio, oggi pari a 500 euro annui, possa essere ridotto. Infine viene disposta l’istituzione di un fondo di 386 milioni destinato alla valorizzazione del sistema scolastico, una cifra del tutto aleatoria e irrisoria se il fine è davvero quello preposto.

Il calo demografico e il dimensionamento scolastico imposti dal governo stanno impoverendo la scuola pubblica siciliana. La perdita di quasi 8.500 studenti nel prossimo anno scolastico è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare”. A lanciare l’allarme è Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia.

Il ridimensionamento, giustificato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito con la progressiva diminuzione della popolazione scolastica, giunge dopo due anni in cui gli organici erano stati mantenuti stabili. Un ‘cambiamento’ che poteva aiutare a combattere il calo demografico e migliorare il rapporto tra alunni e docenti, ma il governo ha scelto la strada del risparmio, con effetti che si faranno sentire in modo diretto sulle scuole e sul personale.

Questo è l’effetto combinato – spiega Rizza – del calo delle nascite e delle scelte miopi del governo nazionale, che ha avviato un processo di dimensionamento scolastico che penalizza le scuole del Mezzogiorno e, in particolare, la nostra regione. Una logica puramente numerica che ignora le reali esigenze dei territori, soprattutto di quelli più fragili e a rischio spopolamento”.

Secondo le stime, infatti, la Sicilia registrerà nei prossimi mesi una riduzione di oltre 11.000 studenti nella fascia d’età 3-18 anni. I tagli più consistenti interesseranno il primo ciclo d’istruzione ovvero la scuola dell’infanzia, quella primaria e la secondaria di primo grado, con 519 cattedre soppresse, mentre 84 riguarderanno la scuola superiore, pari al 14% del taglio regionale.

Parlando di numeri, saranno circa 100 i docenti in meno a Palermo, 115 a Catania, 85 a Messina, 75 a Trapani, 70 a Siracusa, 65 ad Agrigento, 55 a Ragusa, 37 a Caltanissetta e 35 ad Enna. Un dato che porterebbe ad un evidente impoverimento del servizio educativo, aggravato dalla scarsità di investimenti per rispondere ai bisogni reali degli studenti. Oltre a ciò, i docenti che si trovano a lavorare fuori dalla propria regione e che sperano di tornare in Sicilia, rischiano di trovare meno posti liberi a seguito dei pensionamenti, perché parte di essi verrà assorbita dal taglio, anche la mobilità interna tra scuole e province sarà limitata, con meno cattedre a disposizione, così diventerà sempre più difficile cambiare istituto o ottenere un trasferimento.

Anche i precari che attendono una stabilizzazione vedranno ridursi le possibilità di assunzione. Insomma, si tratta di tagli organici importanti.

Unica nota positiva riguarda i posti di sostegno, che verranno stabilizzati. Si tratta di 163 posti di sostegno in più nell’organico di diritto. Nella nostra Isola su circa 30.000 posti complessivi di sostegno, oltre 16.000 sono in deroga, affidati a supplenti annuali o docenti in assegnazione provvisoria. L’incremento previsto rappresenta quindi meno dell’1% del totale e appare insufficiente a garantire continuità didattica per gli studenti con disabilità.

Secondo la Flc Cgil Sicilia, il taglio degli organici non solo comporta una diminuzione dei posti di lavoro per docenti e personale ATA, ma incide anche negativamente sulla qualità della didattica e sulle condizioni di lavoro nelle scuole.
Serve un cambio di rottasottolinea Rizzacon scelte politiche intelligenti e coraggiose. Occorre ridurre il numero di alunni per classe, per garantire una scuola inclusiva e di qualità, e investire concretamente nei territori interni e montani, contrastando lo spopolamento e sostenendo la presenza di presìdi scolastici diffusi e accessibili”.

Non possiamo accettare che a pagare il prezzo della crisi demografica e delle politiche sbagliate siano le nostre scuole, i nostri lavoratori e, soprattutto, i nostri studenti”.

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