Le cardiochirurgie pediatriche siciliane finiscono sotto l’occhio del ciclone. A sollevare il caso politico è stato il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars Antonio De Luca.
Numeri gonfiati, documenti non consegnati e dubbi sulle decisioni assunte e trasportate all’interno della rete ospedaliera. Il pentastellato, componente della VI Commissione Salute ha messo in evidenza le contraddizioni e le ombre che pongono su due piani differenti e distinti i centri di Taormina e di Palermo.
“E’ un atto gravissimo e imperdonabile – ha denunciato De Luca – I numeri sono direttamente collegati alla qualità del servizio sanitario che eroghiamo in una delle materie più delicate al mondo, come può essere il cuore malato di un bambino. E’ un argomento sul quale non ci si può sbagliare e di una delicatezza infinita. Non sappiamo se si tratta di una rivendicazione, di un prestigio di volontà, quella di distruggere o spostare un centro che funziona perfettamente, come la Cardiochirurgia pediatrica di Taormina, un’eccellenza mondiale di cui non ci possiamo privare“.
Criticità, quelle che attanagliano la Cardiochirurgia pediatrica di Taormina, iniziate nel 2019 e che non sembrano voler abbandonare la struttura. L’ultimo caso proprio nel corso della stesura della nuova rete ospedaliera, all’interno della quale il centro taorminese è stato inserito “grazie ad una pressione politica e del comitato dei genitori” ha sottolineato De Luca.
Il pentastellato ha così messo in luce i dati che evidenzierebbero una discrepanza tale da favorire il centro di Palermo, rispetto a quello del Messinese, partendo da un documento, il Piano operativo della rete di cardiochirurgia pediatrica della Regione Siciliana, che non sarebbe stato consegnato durante i lavori svolti in VI Commissione, e all’interno del quale all’Arnas Civico di Palermo viene affidata la funzione di Hub, come punto centrale, mentre all’Azienda ospedaliera Papardo di Messina quella di Spoke, come centro periferico.
Tra i dati, confrontando i numeri forniti dall’Asp di Messina, balzano subito all’occhio delle divergenze in termini di attività e percorso di cura nel corso degli anni 2023, 2024, 2025. In tutti e tre i casi i numeri del centro di Taormina, come spiegato da De Luca nel corso della conferenza stampa, sarebbero stati ritoccati al ribasso, di circa 40 casi. Non solo, dubbi emergerebbero anche sul “peso” attribuito. Perplessità riguardano anche il calcolo dei pazienti e delle rispettive patologie. Due metodi e calcoli diversi: questa è l’accusa di De Luca.
“Si sta cercando di far funzionare per forza un centro che non funziona. Va bene far cresce un centro a Palermo, ma non si deve distruggere quello di Taormina e avallare dati errati per insistere su un progetto già fallito. Invito il presidente Schifani – ha dichiarato il capogruppo del M5S – a rivedere integralmente questo piano operativo e a rinunciare a questi dati che non sono veritieri. Non voglio esprimermi in malafede. In nessun caso consentirò, e sono pronto a porre in essere qualsiasi tipo di azione per impedirlo, che l’unico centro di cardiochirurgia realmente funzionamento e riconosciuto in tutto il mondo venga delegittimato o depotenziato da documenti simili. Non deve essere toccato nemmeno un lenzuolo. Una delle poche cose che funziona non deve essere toccata. Qui c’è in gioco la vita dei bambini. Dobbiamo avere il coraggio di dire la verità“.
De Luca ha già annunciato che consegnerà i documenti ai deputati regionali, al presidente della Regione Renato Schifani e al ministro nazionale Schillaci a cui chiederà “di essere ricevuto. Non credo si rifiuti di incontrare un rappresentante dei cittadini“.