Demolita il 6 aprile, su ordinanza del Comune di Carini, nel Palermitano, la cappella votiva abusiva con il simulacro di San Vito, patrono della città, edificata nei primi anni ’90 nella rotonda vicino allo svincolo autostradale. La zona è stata a lungo il regno del boss mafioso Nino Pipitone, a una manciata di chilometri dal punto della strage di Capaci.
Una struttura che, all’epoca, era stata eretta, secondo gli investigatori, proprio per rendere omaggio al capomafia della cosca locale che vi era devoto, con tanto di cerimonia di inaugurazione, festeggiamenti, eventi musicali e fuochi d’artificio.
I carabinieri, però, l’estate scorsa, incuriositi da lavori di ristrutturazione in corso, avevano scoperto che gli interventi erano sprovvisti di autorizzazione e che la cappella era abusiva. Da qui le denunce per abusivismo edilizio nei confronti della proprietaria del terreno e di un muratore che, raccogliendo fondi tra i devoti di San Vito, si era fatto avanti per sistemarla.
Il cantiere è stato poi bloccato. La notizia aveva destato scalpore tra la comunità, che aveva commentato polemicamente sui social, soffermandosi soltanto sulla simbologia religiosa dell’opera, per la presenza, appunto, del simulacro del patrono di Carini.
Ma per gli investigatori quella cappella, in quel sito, aveva un significato ben diverso, legato alla presenza nell’area del boss Nino Pipitone. Demolito il simulacro, l’indagine resta aperta.
Demolita cappella votiva abusiva a Carini, fu omaggio a boss
Fu eretta negli anni ’90, vicino al luogo della strage di Capaci