«Molti bambini delle scuole dove ho presentato il primo libro, non solo lo hanno letto con piacere, ma hanno chiesto di potere leggere anche i miei gialli per grandi.»
Ciao Carlo, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Come stai e come hai passato questi giorni di Covid-19?
Sto bene, e il periodo COVID-19 l’ho trascorso come la maggior parte degli italiani: in gabbia. Guardando tanti telegiornali, interpretando statistiche terribili, adottando misure di sicurezza con tanto di “zona di decontaminazione” di tutto quello che entrava nel mio appartamento, scarpe da casa e scarpe “da fuori” lasciate sul pianerottolo, sognando una pizza con gli amici. Immaginando i cambiamenti che, se fossimo davvero intelligenti, il dopo-COVID dovrebbe portare nelle nostre vite. Ma anche rivedendo libri che non ho ancora pubblicato e leggendo o rileggendo qualcosa di non mio: come alcune belle opere di Domenico Seminerio, Adriana Chirco e Gaetano Basile.
Il tuo nuovo libro, “Dieci piccoli gialli 2”, pubblicato con EL/Einaudi Ragazzi, è la seconda serie di racconti che vedono protagonista l’investigatore Ciccio. Ci racconti del primo libro e del successo che ha avuto?
Il primo libro è nato certamente perché mi piaceva l’idea di minigialli per ragazzi con al centro il bambino che da grande sarebbe diventato il commissario Mancuso, protagonista di tutti i miei romanzi. E infatti il protagonista di “Dieci piccoli gialli” è “Ciccio, un bambino che da grande vuole fare il poliziotto, e che si chiama così perché in Sicilia è il diminutivo di Francesco (ma forse anche perché è un po’ cicciottello)“. Nel libro il cognome di Francesco/Ciccio non compare mai, ma io e i miei lettori sappiamo che un giorno sarà il Mancuso della Omicidi di Palermo. Penso però che a spingermi a scrivere abbia concorso qualcosa di più… sotterraneo, saltato fuori dal DNA: mio nonno era un grande narratore di favole bellissime, molte delle quali inventate… e in questa fase della mia vita è scattata anche a me la voglia di raccontare ai bambini. Quanto al successo, ho capito che il libro era piaciuto davvero quando la casa editrice mi ha chiesto di scriverne un altro con lo stesso protagonista. Tengo però molto a un altro “indicatore di successo” che mi hanno riferito gli insegnanti: molti bambini non solo hanno letto con piacere il libro, ma hanno chiesto di potere leggere anche i miei gialli per grandi. “Dieci piccoli gialli” li ha invogliati alla lettura, e questa è una cosa che mi piace moltissimo.
Per la prima edizione, “Dieci piccoli gialli ”, hai fatto diverse presentazioni nella scuole che hanno avuto grande successo e soprattutto grande partecipazione da parte dei ragazzi e dei bambini. Ci racconti questa bella esperienza?
Avevo già presentato i miei gialli “per grandi” in scuole superiori, dalla Sicilia alla Lombardia e al Trentino, una cosa molto bella. Altrettanto bella è stata l’esperienza con i bambini e i ragazzi a cui è destinato questo libro, dalla terza elementare alla prima media. Tutti attentissimi e con tante domande come i più grandi della scuola superiore; ma in più, quando gli faccio la dedica sul libro mi danno un bacetto, e io mi squaglio.
Qualche episodio divertente?
Nessuno in particolare, ma tanta allegria in generale. In realtà mi ha divertito molto – con tanta nostalgia – ritrovare l’atmosfera e le dinamiche di cui ho fatto parte anch’io da bambino: il timido, lo spiritoso, lo studiosone, i gruppetti rivali…
Come è nata l’idea di scrivere una seconda serie?
In realtà l’idea è nata alla EL/Einaudi Ragazzi dopo l’accoglienza dei piccoli lettori alla prima serie. Io però nel frattempo mi ero divertito a scrivere altri episodi, e quindi quando mi hanno proposto di pubblicare una seconda serie, ero praticamente pronto.
I destinatari sono solo i bambini oppure anche gli adulti appassionati di gialli? Chi è il lettore che hai avuto in mente quando li hai scritti?
Comincio dall’ultima domanda. Il lettore che ho avuto in mente? Forse il nipotino che non ho, o forse me stesso bambino… ma forse, visto che nei nipoti si torna bambini, le due cose coincidono. Quanto ai destinatari, sono certamente i giovanissimi lettori, ma devo dire che sono stato sorpreso dalla quantità di mamme che mi hanno scritto sui social dicendomi che il libro era piaciuto molto anche a loro, facendole tornare per un po’ bambine.
Una domanda difficile Carlo: perché i nostri lettori dovrebbero comprare questi piccoli gialli? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per comprarlo.
iù che difficile, è imbarazzante perché preferisco che a parlare del mio libro siano gli altri. Allora facciamo così: ti dico i commenti che hanno fatto più frequentemente gli insegnanti e i piccoli lettori. Ai primi, il libro piace perché “stimola la curiosità, ha un protagonista sensibile e positivo, affronta qualche tema caldo come il bullismo, e invita a leggere altro“. Ai bambini il libro piace perché “Ciccio è forteee!“, “Ciccio è simpatico!”; ma anche perché li spinge a provare a… risolvere il mistero.
C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare questa seconda serie di racconti gialli? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?
Del DNA, e della passione per i racconti che mi arrivano dal nonno ho già detto. Aggiungo che, come sappiamo bene, chi scrive in genere ha letto molto, e io non sfuggo alla regola: dovrei quindi ringraziare gli autori di tutti i libri che mi hanno fatto compagnia nella mia vita. E infine ringrazio anche mia moglie per non esserla presa (troppo) quando mi sono isolato per lunghe ore nella mia stanza alle prese con Ciccio e i suoi casi investigativi.
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire ai nostri lettori?
Che Ciccio e io li salutiamo, e speriamo di incontrarli presto: io di presenza, e Ciccio nelle pagine dei suoi libri.
Carlo Barbieri
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Andrea Giostra
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