La notizia del sequestro di 150 milioni di euro all’imprenditore catanese Mario Ciancio e dei suoi giornali, con in testa le tv di sua proprietà e il quotidiano La Sicilia era stata battuta da poco, ma neanche il tempo di metabolizzare che è arrivato un comunicato del presidente della Commissione regionale parlamentare antimafia Claudio Fava.
Una puntualità svizzera quella del presidente dell’Antimafia, ma forse un pizzico di prudenza non avrebbe guastato, visto che si è in presenza di un’indagine in corso. Ma tant’è… Fava parla di “storia opaca del quotidiano catanese e della sua direzione”, in questo azzardando una sorta di giudizio politico, che si sovrappone all’inchiesta e ai successivi pronunciamenti dei giudici, in una fase molto delicata. Una dichiarazione, che, se può andar bene per qualsivoglia esponente politico, risulta un po’ stridente per chi è alla presidenza di un organo istituzionale come la Commissione parlamentare antimafia: “Il sequestro del quotidiano ‘La Sicilia’ diventi occasione per ribaltare la storia opaca di quel giornale e della sua direzione“, afferma Fava, che poi si lancia in una previsione, chiedendo di affidare il quotidiano a non meglio precisati “giornalisti siciliani” nel caso in cui si dovesse arrivare alla confisca da parte dello Stato. Vabbuò, siamo abituati a tutto ormai da parte della politica, quindi questa con le altre…
Ecco le parole integrali di Fava: “Se vi sarà confisca, si affidi la testata ai giornalisti siciliani che in questi anni hanno cercato e raccontato le verità sulle collusioni e le protezioni del potere mafioso al prezzo della propria emarginazione professionale, del rischio, della solitudine“. “Togliere non basta – prosegue -, occorre restituire ai siciliani il diritto a un’informazione libera, autonoma, coraggiosa. Lo pretende anche il rispetto dovuto ai tanti, troppi colleghi uccisi dalla mafia e dai suoi innominabili protettori per aver difeso quel diritto contro ogni conformismo“.
Fin qui la nota di Claudio Fava. Tutto il resto è cronaca…
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