Dopo il Mercatone Uno, esplode il caso Gicap S.p.A., la commerciale che opera nella grande distribuzione in Sicilia e in Calabria è in stato di crisi.
L’azienda, attiva con note insegne come Ard, Sidis, Maxi Sidis, Super store e Nuovo Mercato, ha dichiarato ufficialmente lo stato di crisi dall’ottobre 2018, spendendo oltre 167 mila euro al giorno per sostenere i costi dei 42 punti vendita (tra affitti e luce) e di circa 900 stipendi.
Il tavolo sindacale che si è tenuto a Roma presso il Ministero dello Sviluppo economico con le Organizzazioni Sindacali (Ficalms CGIL, Fiscat CISL, UILTuCS e UIL) non si è risolto a favore dell’azienda messinese, a discapito soprattutto dei lavoratori che si troveranno costretti a pagare le conseguenze di atti che non fanno sperare ad un futuro roseo.
Le organizzazioni sindacali chiedono, inoltre, ulteriori approfondimenti sui contenuti degli accordi commerciali stipulati dalla Gicap con Like Sicilia s.r.l., società controllata dal colosso della distribuzione Apulia S.p.a., e in particolare sul TFR (Trattamento di Fine Rapporto o liquidazione) che spetterebbe ai lavoratori.
Secondo l’accordo, il gruppo Apulia sarebbe disposto a riassorbire tutti i dipendenti, garantendo continuità lavorativa e un percorso che prevede il pagamento dei dipendenti al 100%. L’unica clausola, ma non di poco conto, sarebbe quella di prendersi le responsabilità esclusivamente per i rapporti di lavoro che iniziano con loro e non per il pregresso. Secondo i sindacati si tratta di una grossa penalizzazione per i lavoratori, ritenendo tale anche il blocco di anzianità previsto per i diciotto mesi successivi all’accordo. Restano fuori dall’accordo i lavoratori della sede amministrativa e i 9 punti vendita in Calabria in affitto di ramo d’azienda da una realtà commerciale in amministrazione giudiziaria.
“Personalmente – afferma Nino Capone, fondatore della Gicap – giudico il contratto con Apulia migliorativo rispetto al contratto che avevano con Gicap che ha chiesto qualche sacrificio, che peraltro i dipendenti hanno sottoscritto nei verbali sindacali in corso. Sembrava avessimo fatto un miracolo, ma i sindacati dopo tre quattro incontri, hanno voluto un tavolo nazionale che a nostro parere non si giustifica perché non c’è conflittualità interna”.
I dipendenti descrivono, infatti, il titolare come un uomo che si è sempre preoccupato del benessere dei suoi dipendenti, creando rapporti basati sulla fiducia e il rispetto. Grande gratitudine da un lato e preoccupazione dall’altra, dunque, nei confronti di un’azienda che per tanti anni ha dato lavoro al territorio, contribuendo a mantenere saldo un tessuto economico già precario.