In aula, il Senato ha deciso di mandare a processo Matteo Salvini per il caso della nave Gregoretti. E’ partita, quindi, l’autorizzazione a procedere contro l’ex ministro dell’Interno accusato di sequestro di persona per i 131 migranti che rimasero bloccati quattro giorni sulla nave della Marina militare, prima di sbarcare ad Augusta il 31 luglio scorso.
Le Lega, su indicazione del suo stesso leader, è uscita dall’Aula e non ha votato. A favore del processo Pd, M5s, Leu e Iv, contrari Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Il documento chiedeva di dire ‘no’ al processo all’ex ministro dell’Interno e quindi di ribaltare il voto della Giunta delle immunità il 20 gennaio scorso.
Il voto del Senato sul caso Gregoretti si è concluso, alle ore 19, con 76 voti favorevoli contro 152 contrari e nessun astenuto, l’Aula ha respinto l’ordine del giorno presentato da Forza Italia e Fratelli d’Italia che chiedevano di negare l’autorizzazione all’ex ministro dell’Interno, richiesta dal tribunale dei ministri .
Il processo si terrà a Catania davanti una sezione ordinaria del Tribunale.
“Lo sapevo. Sono assolutamente tranquillo e orgoglioso di quello che ho fatto. E lo rifarò appena tornato al governo. Come è stato difendersi in Senato? Surreale. Ho giurato sulla Costituzione, che prevede che difendere la patria è dovere di ogni cittadino. Io ho difeso l’Italia – ha dichiarato Matteo Salvini, il quale conclude affermando – Mi sembra che la stessa procura di Catania ha detto che il reato non esiste. Non vedo grossi problemi. Non sono minimamente preoccupato“.
“Lo dico da una sede europea: condivido la piena fiducia nella magistratura espressa da Matteo Salvini, che saprà dimostrare la correttezza del proprio comportamento. La stessa fiducia vorrei poter avere nella Unione europea che ad oggi ha lasciato l’Italia quasi da sola a presidiare il tormentato confine siciliano. Su di noi grava, infatti, essere ‘la porta’ dell’Europa e ci attendiamo sforzi e sostegno maggiori“. Lo ha affermato presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci a margine dei lavori, a Bruxelles, del Comitato delle Regioni.