“Quanto accaduto ieri ha provocato un comprensibile turbamento collettivo. La facilità con cui un individuo ha sottratto il futuro di un ragazzo di trent’anni, da pochi mesi padre, sconvolgendo la vita di numerose persone, ci deve fare interrogare, rifuggendo da istinti vendicativi o da sterili e strumentali attacchi politici (non è il momento dello sciacallaggio)”.
Parole del sindaco Enrico Trantino, che sottolinea il difficile momento che sta attraversando la comunità etnea.
“Da oltre un anno – continua – è in atto una severa controffensiva, con settimanali interventi interforze e numerosi arresti. Il problema è che chi viene fermato, pochi giorni dopo torna in libertà, per dinamiche complesse, ma che trovano la loro ragion d’essere in un sistema che vuole che il carcere sia solo l’estrema ratio. Chi danneggia un’auto o chi compie un furto, difficilmente rimane in custodia restrittiva, perchè è il codice che agevola il suo ritorno in libertà o la esposizione a misure più blande. Anche perché le nostre carceri non riuscirebbero a ospitare ognuno che commette reato”.
Riguardo “l’insidioso tema degli stranieri”, come dal primo cittadino definito, aggiunge: “Ho sempre considerato un errore la politica dell’accoglienza, se non riesci a garantire una reali integrazione a chi viene in Italia. Gli stranieri sono una risorsa, solo se si calibrano gli ingressi sugli effettivi posti di lavoro che puoi offrire. L’accesso indiscriminato si risolve in un’inevitabile ‘istigazione’ a vivere di espedienti o di reati; con una inevitabile condizione di insofferenza di tutti.
L’esecuzione dei provvedimenti di espulsione e rimpatrio è un’altra chimera. Per sposare in passato una politica ‘buonista’ non si sono poste le condizioni necessarie, anche finanziarie, perché chi sbagli torni nel suo Paese. E oggi, rispetto alle soluzioni adottate dal Governo (vedi trasferimento nei centri in Albania), la Corte Europea impedisce che siano attuate per supposta violazione dei diritti umani. Infine, l’esposizione debitoria dello Stato italiano costringe a un contenimento della spesa pubblica, compresa quella per reclutare un crescente numero di Forze dell’Ordine; così determinando l’impossibilità di esercitare una capillare azione di contrasto su tutto il territorio, per insufficienza degli organici”.
“Cosa fare allora? – si chiede il primo cittadino – arrendersi mai. Da parte mia sto provando a imbastire alcune proposte da sottoporre al Presidente del Consiglio. Non sono ancora convinto della loro praticabilità avendo la possibilità di esaminarle dal punto di vista di chi ha esperienza in campo giuridico. In secondo luogo ci confronteremo con il nuovo Prefetto e con le Forze di Polizia nei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza, per rimodulare la strategia sul controllo del territorio (per favore, nessuno sia così insipiente da pensare che l’azione di contrasto per il rispetto delle regole stradali lanciata a gran forza negli ultimi quindici giorni, sia inutile e destinata a “fare cassa”: significherebbe non avere idea dell’effetto criminogeno della diffusa percezione del “ognuno fa quello che vuole”). Una iniziativa che spererei fosse percorsa da tanti, riguarda cosa fare se qualcuno chiede soldi come parcheggiatore abusivo. Nel caso in cui, rispetto a un vostro diniego o alla pretesa di somme maggiori dovesse alludere a condotte minacciose, dategli quel che volete; andandovene chiamate subito il 112 e denunciate il fatto, fornendo le indicazione per individuare l’autore: mentre la sola richiesta di soldi è una condotta passibile di allontanamento e contravvenzione, ove assistita da minacce diventa estorsione e consente l’arresto. Si tratta di balordi che non sono in grado di esercitare ritorsioni; quindi non abbiate paura, perchè se intercettati non vi potranno mai fare niente”.
“Vi posso assicurare che vi è già un importante dispiegamento di forze a tutela dell’ordine pubblico; ma sarebbe da pazzi pensare che possa essere così imponente da riuscire a presidiare ogni posto sensibile (nessuno parli più di militari; cosa dovrebbero fare, visto che non hanno neanche poteri di Polizia Giudiziaria?) Il percorso è lungo, difficile – conclude – e impone senso di responsabilità e un nuovo approccio culturale. L’importante è non cercare a ogni costo le responsabilità di altri, per avere la scusa per autoesonerarsi dall’adempimento dei propri doveri”.