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Centrodestra, adesso anche Falcone volta le spalle alle primarie: “Non rientrano nel nostro Dna”

martedì 28 Marzo 2017

Abbiamo intervistato il capogruppo all’Ars di Forza Italia, Marco Falcone sulle primarie del centrodestra per la nomina del candidato governatore, che ormai sono praticamente saltate e sugli scenari futuri che si aprono sia alla Regione Siciliana che al Comune di Palermo.

In Sicilia sono saltate le primarie del centrodestra per la scelta del candidato alla carica di governatore, in vista delle regionali d’autunno, aprendo una frattura con gli esponenti di partiti e movimenti della coalizione.

È chiaro che il sistema della selezione dei candidati alla carica di governatore con il metodo delle primarie non rientra nel Dna del centrodestra, ma ritenevamo che l’emergenza politica in atto suggeriva un confronto anticipato con gli elettori. Le primarie servivano a dare uno slancio di partecipazione e consentendo a tutti, appunto, di prenderne parte. Non è stato possibile: più che unire si rischiava di dividere larga parte del partito e gli alleati. Restiamo convinti che il punto di partenza debba, comunque, essere l’unità del centrodestra, che unito è più forte del terzo polo e dei Cinquestelle. È chiaro che dobbiamo ricomporre il tavolo; si è creata una frizione ma dobbiamo tornare a discutere per ricompattare la coalizione e individuare il candidato.

Al presidente di Fi Silvio Berlusconi non sono mai piaciute le primarie. In Sicilia sono saltate, alla fine è prevalsa la sua ‘linea’?

In questa vicenda siciliana Silvio Berlusconi non è intervenuto più tanto. Lui è sempre stato convinto e parte dal presupposto che una classe politica sappia scegliere il proprio candidato. Le primarie sono un tema residuale e c’è il rischio di divisione. In Sicilia però non avevano questo significato. Abbiamo scelto di fare le primarie perché volevamo motivare sollecitare gli elettori nella scelta del candidato. Cinque anni fa alle regionali si è recato alle urne il 47% degli elettori. Dobbiamo tenere a mente che alle scorse elezioni il primo partito è stato l’astensionismo e le primarie servivano proprio a questo: ad avvicinare gli elettori nella scelta del candidato.

Archiviate le primarie, cosa farà Forza Italia? Ci sono già stati dei passaggi con gli altri esponenti della coalizione?

Adesso si riparte dall’unità; dall’ esigenza di ritrovare l’unità, perché insieme si vince. Partiamo dalla condivisione di un percorso alternativo a Crocetta e al Pd. Qualche interlocuzione c’è stata. Ho cercato di comprendere le ragioni di amarezza dei partiti e ritrovare le ragioni per restare insieme. In questo momento c’è un problema su Palermo, superato il quale potremo nuovamente riaprire il dialogo sulle regionali con gli alleati. Ma è opportuno che Forza Italia faccia un passo avanti. Ha il dovere di proporre un proprio nome o una rosa di nomi. Ci sono esponenti di primissimo piano in grado di vincere le elezioni.

Simbolo di Forza Italia sì, simbolo di Forza Italia no nella lista azzurra che dovrebbe sostenere il leader dei Coraggiosi Fabrizio Ferrandelli, nella corsa alle amministrative a Palermo. Le ultime notizie parlano di rottura. C’è ancora uno spiraglio?

Per Fabrizio Ferrandelli il blocco politico e sociale di centrodestra è una risorsa per la città e per fargli vincere le elezioni a Palermo. Ferrandelli non deve scadere nell’ipocrisia del no alla bandiera. Se ha qualcosa da dire sui nomi lo dica, ma se pensa che togliere la bandiera sia un elemento di novità, lo valuto un’ipocrisia politica. Se Ferrandelli si intestardisce, trarremo le conseguenze.  

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