E’ previsto alle 16:30, a Palazzo d’Orléans, un vertice di maggioranza promosso dal presidente della Regione Renato Schifani. Chiamati a far parte dell’incontro i capigruppo dei partiti della coalizione e i segretari.
Nel particolare momento di conflitto che ha caratterizzato l’ultima settimana, con l’emendamento De Luca su Taormina che ha scompaginato una serie di rapporti, alimentando fibrillazioni tra Galvagno e Schifani, è auspicabile, secondo molti, una ricucitura.
Il punto di partenza, però, dovrebbe riguardare la legge sulle ex Province che l’esecutivo regionale si vuole intestare come uno dei punti iniziali della prossima attività legislativa. Sullo sfondo rimane l’accordo tacito tra Roma e Palermo, secondo il quale, anche in assenza di una nuova legge nazionale di settore, il governo Meloni non impugnerebbe la norma siciliana. Secondo questo schema si potrebbe tornare a votare, a legge approvata e a trafila di costituzionalità completata, prima della sessione elettorale delle Europee.
L’aspetto pratico però realisticamente più concreto sulla legge con cui andare al voto è più vicino a incrociare il turno di elezione diretta di secondo grado, quindi la Delrio, che non l’agognata consultazione con tanto di elezione diretta. Il dossier sulla tempistica e la calendarizzazione è solo una parte del problema da affrontare. Il resto delle criticità riguarderà, forse anche da domani, il gioco degli incastri sulla spartizione delle singole Province.
Ma la colpa delle fibrillazioni in realtà non è solo del sindaco di Taormina. Le diatribe nascono dalle responsabilità che si vogliono far ricadere sull’assessore all’Economia Marco Falcone, sotto accusa in passato per l’impugnativa della finanziaria, con la relativa conseguenza del passaggio di delega a responsabile dei rapporti parlamentari da Roberto Di Mauro a Luca Sammartino.
Con la riunione di domani Schifani punta a convergere sulla sua linea i partiti della coalizione, rendendo plastica e d evidente la distinzione con il gruppo di Fratelli d’Italia all’Ars.
Questi ultimi non hanno ricevuto un trattamento congruo molto diverso da Roberto Lagalla al Comune di Palermo nella vicenda dei giorni scorsi sul gay Pride e il rimpasto. Rimangono insomma, un partito, come leadership, in cerca d’autore.