La trasferta di Pontida di Nello Musumeci, al di là di ogni possibile strumentalizzazione, forzatura, o ragionevole ipotesi di filo leghismo che ne viene fuori, ha posto sul campo del dibattito un tema vero, sul quale, c’è da scommetterci sin da ora, Musumeci manterrà un atteggiamento di imperturbabile attesa. A differenza cioè di Cuffaro, Lombardo e Crocetta, i tre presidenti della Regione che lo hanno preceduto a Palazzo d’Orleans, l’ex europarlamentare e già presidente della commissione Antimafia all’Ars, non solo non ha un partito, ma non fa mistero di non volerlo avere: “Da una vita sono al mio posto e sto bene dove sto”.
Va ricordato forse che anche ai tempi di AN, Musumeci, che divenne presidente della Provincia a Catania con il MSI e senza una maggioranza, amava spesso rimanere sulle sue posizioni. Un carattere deciso, ma non semplice, e una tenuta di fondo invidiabile nel rapporto con gli elettori gli garantivano in fondo un discreto margine di autonomia.
Cosa è cambiato oggi e quale aspetto nuovo dovrebbe legittimare il cambiamento di atteggiamento?
La maggioranza all’Ars che sostiene il suo esecutivo è debole e va puntellata. La geografia del centrodestra in Italia e in Sicilia, da novembre a oggi è profondamente mutata e Forza Italia non è più la stella polare della coalizione. Salvini, per molti è il futuro e se riuscirà a trasformare la ‘pancia’ degli italiani, e ci sono tutte le premesse, in un contenitore consolidato, giocherà anche nelle regioni, Sicilia compresa, un ruolo di primissimo piano. Le opposizioni che potrebbero consentire assist sporadici e di circostanza al governo regionale non sembrano mostrare una particolare accoglienza e rimangono tiepide alle iniziative.
Quale scenario dunque di lungo corso andrebbe preservato da scelte più prudenti?
Musumeci ieri ha aggiunto: “La Lega è stata ed è una forza di coalizione, e non dimenticate che è stata una delle prime forze politiche a dire sì alla mia candidatura alla Regione”
Eppure, la sensazione rimane quella di un’attesa tattica ancora difficile da spezzare. Un Musumeci con la casacca, non solo non rafforzerebbe l’esecutivo, ma probabilmente è fuori dal personaggio in questione. Nei giorni, anche difficili dei rapporti con Berlusconi, in passato, Musumeci ha sempre fatto particolare attenzione a rimanere un’entità a sé e in molti, prima dello scorso anno, glielo hanno rimproverato, salvo poi farsi trovare puntuali sotto il carro.
Sulle alleanze in vista del voto per le Europee del 2019, Musumeci ha chiarito la tempistica organizzativa del suo movimento rispetto agli appuntamenti elettorali del 2019: “Abbiamo fatto alla vigilia delle Politiche ed il congresso scelse di fare una alleanza elettorale con Fratelli d’Italia, terremo un congresso subito dopo l’estate per decidere assieme con gli iscritti cosa si dovrà fare. Una cosa però è l’alleanza strategica per una consultazione elettorale – ha sottolineato – un’altra cosa è l’autonomia di uva forza politica che vuole restare autonoma come Diventerà bellissima”. E da parte di Musumeci non sono mancate le puntualizzazioni e le analogie:” Qualche mese fa mi ha invitato Giorgia Meloni alla loro festa. Sono andato ma non significa che sia diventato di Fratelli d’Italia. Mi ha invitato la Lega e sono andato, è un problema di galateo”.