Il sistema universitario italiano è attraversato da una grave crisi finanziaria e normativa, che sta mettendo a dura prova il futuro dell’istruzione superiore pubblica nel nostro Paese. Da un lato, i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) stanno costringendo gli atenei a drastiche manovre di bilancio, con il rischio di sospendere la programmazione e bloccare le assunzioni. Dall’altro, la riforma proposta lo scorso settembre dalla Ministra Bernini (ddl n. 1240) punta a moltiplicare le figure precarie della ricerca, anziché superare la precarietà.
In questo contesto, il Coordinamento universitari in rivolta (Cuir) di Palermo ha organizzato nella giornata di ieri un presidio a palazzo Steri, in concomitanza con la seduta del Senato Accademico dell’Università. L’obiettivo? Chiedere alla governance dell’ateneo di esprimersi contro i tagli ai finanziamenti, la riforma Bernini e il sostegno alle università telematiche.
Il sit-in si è svolto in modo assolutamente pacifico, con la partecipazione di studenti, precari della ricerca, personale tecnico-amministrativo e docenti. Durante la manifestazione hanno preso parola studenti e docenti, uniti nel chiedere una ricentralizzazione del ruolo dell’università italiana, un’istituzione imprescindibile che va difesa da tutti i possibili tentativi di smantellamento e ridimensionamento.
Il Senato Accademico dell’Università di Palermo non si è fatto attendere, ascoltando le perplessità e le richiesta dell’universo accademico. Durante la seduta, infatti, ha approvato una mozione in cui ha espresso “preoccupazione per l’incertezza nella quale versa il sistema universitario nazionale, prima di tutto dal punto di vista finanziario, in conseguenza delle scelte legislative e di bilancio recentemente assunte”.
La mozione evidenzia come la riduzione del FFO nel 2024, pari a quasi 174 milioni di euro rispetto all’anno precedente, abbia creato “una oggettiva situazione di difficoltà in tutti gli Atenei italiani, con perdite di molti milioni di euro rispetto alle previsioni”. Questo taglio è stato ulteriormente aggravato dall’inserimento, nelle voci assegnate agli atenei, di 340 milioni di euro del Piano Straordinario, che avrebbero dovuto costituire una voce aggiuntiva.
Nonostante l’aumento di 336 milioni di euro previsto per il 2025 nel FFO, il Senato Accademico esprime preoccupazione che anche quest’anno tale importo possa essere ridotto in sede di assestamento di bilancio. Inoltre, l’incremento non sarebbe sufficiente a coprire l’aumento progressivo delle retribuzioni del personale docente, che si auspica vengano finanziate con risorse specifiche.
Il Senato Accademico chiede quindi con forza alla Ministra di garantire che gli importi previsti per il 2025 siano effettivamente assegnati agli atenei senza ulteriori contrazioni. Viene inoltre espressa forte contrarietà per la decisione di includere le università nella riduzione della percentuale di turnover al 75%, con la richiesta di versare al Bilancio dello Stato la corrispondente quota.
Infine, la mozione sottolinea come la situazione possa aggravarsi in modo irreversibile per la prossima scadenza dei contratti di migliaia di ricercatori a tempo determinato assunti con fondi del PNRR, per i quali non è previsto alcun piano di rinnovo o stabilizzazione. In questo senso, si auspica che nella discussione parlamentare del disegno di legge vengano rivisti gli aspetti che rischiano di aggravare ulteriormente la condizione di incertezza dei giovani ricercatori.