Si fa sempre più fosco il futuro di Massimo Ciancimino. Dopo quella per la detenzione dell’esplosivo, arriva una nuova condanna, stavolta per calunnia. È stato il Tribunale di Bologna, presieduto da Aldo Resta, a infliggergli tre anni e mezzo di carcere. Mezzo anno in più rispetto alla richiesta del pm. Ciancimino dovrà anche versare venti mila euro alla Presidenza del Consiglio, che si era costituita parte civile. Una pena che, se confermata negli altri gradi di giudizio, si sommerà ai tre anni resi definitivi dalla Cassazione nei giorni scorsi. Secondo l’accusa, il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo avrebbe calunniato lo 007 Rosario Piraino a cui, così ha stabilito una precedente sentenza civile, dovrà pure sborsare 50 mila euro.
Ciancimino disse di essere stato minacciato dall’agente dei servizi segreti. Lo indicò come il braccio destro del fantomatico signor Franco, lo 007 che avrebbe fatto da tramite tra il padre di Ciancimino e i servizi segreti. Ma nessun riscontro è stato trovato e Piraino ha querelato, tramite i suoi legali – gli avvocati Nino Caleca e Marcello Montalbano – Ciancimino. “A causa di queste accuse – ha continuato Piraino – ho subito danni finanziari, professionali e familiari“. L’ex agente dei Servizi, sentito in mattinata nell’ultima udienza, prima della sentenza, ha infatti raccontato di aver dovuto concludere la sua carriera nell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), in cui è stato in servizio fino al primo ottobre 2015, proprio a causa delle accuse. “In quel periodo – ha detto – ero in procinto di diventare dirigente e invece ho subito un trasferimento con effetto immediato“, oltre ad aver dovuto fare i conti con un “clima familiare turbato
Ciancimino jr raccontò ai pm di Palermo di avere ricevuto una lettera minatoria nella sua abitazione di Bologna. Conteneva tre fotografie con la sua immagine, cinque proiettili e l’avvertimento che con le sue dichiarazioni si era messo contro tutti, persino contro la magistratura. Qualche mese dopo, Ciancimino aggiunse che era stato Piraino a minacciarlo. Ciancimino jr non sapeva, però, che i poliziotti avevano piazzato una telecamera davanti alla sua abitazione dove non si era fatto vivo alcun soggetto simile a Piraino. Piraino subì il trasferimento a un altro incarico, una sovraesposizione mediatica, danni di immagine. Secondo Ciancimino, il “capitano” si sarebbe recato a casa sua a Bologna per indurlo a ritrattare le accuse contro Silvio Berlusconi nel processo per la trattativa. Ma quel giorno Piraino era a Palermo. Lo hanno dimostrato il badge di servizio che ha registrato la sua presenza e il pagamento di un acquisto con carta di credito. Ciancimino jr è imputato, sempre per calunnia ma ai danni di Gianni De Gennaro a Caltanissetta, mentre a Palermo – nel processo trattativa – risponde di concorso in associazione mafiosa e calunnia.