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Cisl e Snals attaccano l’ateneo di Palermo: “Il capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusto senza esserlo”

lunedì 27 Gennaio 2020

Ribadiamo che l’ammissione con riserva del rappresentante del personale T.A.B. in CdA alla procedura concorsuale è del tutto arbitraria perché non rispettosa del dettato legislativo“.

Inizia così la lettera, scritta dai rappresentanti dei sindacati Snals e Cisl Università Giovanni Madonia Ferraro e Maurizio Ippolito, a diversi soggetti fra cui il magnifico rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Fabrizio Micari.

Una missiva che segue ad una precedentemente inviata proprio ai vertici dell’ateneo palermitano.

La distinzione che la S.V. vorrebbe intravedere tra le procedure di chiamata per i professori e quelle per la stipula di contratti a qualunque titolo erogati, a ben vedere, non esiste, atteso che il punto “c” (stipulazione dei contratti di cui all’articolo 24 e di contratti a qualsiasi titolo erogati dall’ateneo) del comma 1 dell’art. 18 della L. 240/2010, richiama il punto “b” (procedimenti per la chiamata dei professori). Ed invero, sarebbe davvero assurdo ipotizzare che la legge abbia, attraverso un escamotage, aggirato – per le ipotesi di cui al punto “c” – il divieto assoluto di incandidabilità, limitando la sua efficacia esclusivamente al solo momento formale della stipula del contratto e non a tutto l’iter selettivo“.

Ciò evidenzia il fatto che l’incompatibilità non può sorgere solo alla stipula del contratto, ma è presente all’inizio dell’intera procedura (non è un caso che la legge parli di incandidabilità) – sottolineano Ferraro e Ippolito –. Del resto, come a Lei deve essere ben noto, l’accesso al lavoro pubblico avviene esclusivamente per concorso e non può dunque ipotizzarsi una qualunque preclusione che scatti solo al momento della stipula del contratto. La ratio di tale assetto è evidentemente da ricercare nella necessità di “proteggere” l’imparzialità della procedura selettiva dall’eventuale partecipazione di un soggetto in qualche modo“vicino” alle posizioni apicali dell’amministrazione universitaria (Rettore, DG, membro del consiglio di amministrazione, ecc.)“.

In caso contrario si verificherebbe che “coloro che abbiano un grado di parentela o di affinità, fino al quarto grado compreso, con un professore appartenente al dipartimento o alla struttura che effettua la chiamata ovvero con il rettore, il direttore generale o un componente del consiglio di amministrazione dell’ateneo” (cfr. L.240/2010 art. 18 c. I lettera “b”), potrebbero tranquillamente partecipare alla procedura selettiva, attraversare, ad esempio da consigliere, tutte le fasi della selezione, salvo poi dimettersi, eludendo la norma, un momento prima di sottoscrivere il contratto“, attaccano i rappresentanti di Snals e Cisl.

Giova ricordare che due componenti del CdA (proff. Andrea Pace e Alessandro Riccobono), sulla base della già applicata interpretazione da parte di codesta Amministrazione della normativa sopra richiamata, (cd. Legge Gelmini), hanno ritenuto opportuno rassegnare le dimissioni prima ancora dell’avvio della procedura concorsuale. D’altra parte, non si può non rilevare che la decisione adottata da codesta Amministrazione manifesti una palese disparità di trattamento, con conseguente violazione dell’art. 3 della Costituzione, perché casi analoghi sono stati trattati in modo ingiustificatamente diverso: se, infatti, il rappresentante del personale t.a.b. in CdA è stato ammesso ad una procedura concorsuale, la medesima possibilità è stata negata ad un altro componente del medesimo organo collegiale, il prof. Enrico Napoli“.

Non può sfuggire alla Sua sensibilità, nonché alla Sua competenza nel campo giuridico, che le considerazioni esposte dalle scriventi OO.SS. non sono frutto dell’utilizzo “di elementari nozioni tecnico-giuridiche”, ma trovano fondamento nella ratio della legge, se correttamente interpretata. Invitiamo il Magnifico Rettore, a cui lo Statuto affida il compito di vigilare “sulla corretta gestione dell’Università” (art. 14 c. 2 lettera “h”), ad intervenire prontamente per garantire la legalità e, in particolare, la piena e imparziale applicazione della Legge Gelmini in materia di incandidabilità alle procedure concorsuali che coinvolgono i componenti del CdA (“la legge è uguale per tutti!”). Ribadiamo con forza che tale invito non mira ad altro se non a garantire il costante rispetto della trasparenza, della giustizia e della legalità, a tutela di tutte le persone oneste che, ogni giorno, mettono il proprio operato a servizio dell’Ateneo“, chiosano i due firmatari della lettera.

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