Centrodestra in tilt Sicilia. Il voto per i grandi elettori del Capo del Stato manda in frantumi la coalizione, già sfaldata da tempo perché un pezzo non condivide la scelta del governatore Nello Musumeci di ricandidarsi. Nonostante il faccia a faccia di due giorni fa con Gianfranco Micciché proprio per evitare il baratro nella votazione di questo pomeriggio, il presidente della Regione è stato impallinato dai franchi tiratori della sua maggioranza.
A caldo aveva pensato persino alle dimissioni pronte a consegnarle al Parlamento, ma qualche ora dopo in una diretta Fb, ha rilanciato: “Azzero la giunta, faremo un esecutivo che dovrà portarci all’ultimo giorno. Parlerò con i rappresentanti dei partiti, chiederò di darmi una rosa di assessori, alcuni saranno confermati. Qualcuno ha scritto Musumeci si dimette: io non lascio, raddoppio, rilancia; perché so di avere dalla mia parte la stragrande maggioranza del popolo siciliano al di là dei partiti“.
Il governatore ha ottenuto 15 voti in meno del presidente dell’Ars, ma soprattutto è arrivato alle spalle di Nunzio Di Paola del M5s, votato dalle opposizioni ma anche da pezzi del centrodestra. Uno sgarbo che aveva messo in conto, ma non di questa portata. Tant’è che nell’incontro con Micciché, riferiscono all’ANSA fonti vicine al governatore, era stato perentorio: “Io non ci sto, sono pronto a dimettermi“. E quello che ipotizzava è andato persino oltre. Ha ricevuto appena 29 voti, Micciché 44 e Di Paola addirittura 32. Un affronto che l’ha mandato su tutte le furie. “Basta, mi dimetto“, aveva detto a caldo agli assessori.
A quel punto tra i deputati della maggioranza in frantumi è scoppiato il panico, mentre dalle opposizioni arrivavano le richieste di dimissioni. Il governatore avrebbe voluto comunicarle direttamente al Parlamento. Ma con la complicità delle colombe del centrodestra che hanno tentato di mediare ed evitare il tracollo, Gianfranco Micciché ha evitato la clamorosa debacle della maggioranza, rinviando la seduta alla prossima settimana. E così il governatore, rimasto in aula per un’ora in attesa di potere parlare, alla fine ha lasciato l’Assemblea inferocito, annunciando che nel giro di 24 avrebbe assunto le sue decisioni.
E invece l’ha fatto in serata, in diretta sul suo profilo Fb: “Mi sono mancati 7-8 voti, sono stato eletto lo stesso ma il dato è politico. Alcuni deputati hanno pensato di compiere nei miei confronti, come si dice nel linguaggio giudiziario, un atto d’intimidazione, si tratta di una sorta di resa dei conti dal loro punto di vista“. E ha aggiunto: “Sono deputati che mi hanno fatto richieste irricevibili e ho dovuto dire di no o di di deputati che per una questione di igiene non ho voluto avere rapporti in questi anni“. “Possono pensare che questi 7 scappati di casa che un presidente che non è stato condizionato dalla mafia può essere condizionato da loro? – ha proseguito – Possono mai pensare di esercitare su questo governo qualunque tipo di richiesta trasversale mandando messaggi che appartengono al peggiore dei linguaggi della comunicazione? Sciagurati. Ho provato tanta amarezza. Sono convinto che bisogna abbandonarli per strada questi disertori, ricattatori che operano con la complicità del voto segreto. Io ho le mani libere. Restiamo a lavorare e restiamo a lavorare proprio perché non voglio sopravvivere nel palazzo ma perché ho un rapporto con la gente“.