“Il governo accenda la speranza, perchè la ricerca rappresenta il futuro e l’innovazione del Paese”. E’ l’appello lanciato dai precari del Consiglio nazionale delle ricerche che da otto giorni occupano le sedi di Palermo, Roma, Napoli, Firenze e Milano. Ieri sera si sono dati appuntamento alla stessa ora per una fiaccolata “a sedi unificate” al fine di chiedere all’esecutivo e alla maggioranza di stanziare le risorse necessarie alla stabilizzazione dei circa 1.000 lavoratori con contratto a tempo determinato. Di questi sono 140 quelli che lavorano presso la sede del capoluogo siciliano.
Sono giorni decisivi perchè il Parlamento è alle prese con la legge di Bilancio che dovrebbe essere votata entro il prossimo venerdì. Ad oggi le somme previste bastano soltanto a rinnovare i rapporti di lavoro in essere. Si tratta quindi dell’ennesimo rinnovo, che prolunga lo stato di insicurezza in cui ricercatori, tecnici, tecnologi e amministrativi versano ormai da più di un decennio.
“L’occupazione continua ad oltranza”, dice Annalisa Pinsino, una delle ricercatrici precarie palermitane. “Fino a ieri sera avevamo notizie del fatto che c’erano due emendamenti, accantonati per due volte. Sono 8.800 i ricercatori di tutti gli enti pubblici e molti sono precari. Nel Cnr sono 2.635, il 40% dei quali precari, per la stabilizzazione servono 120 milioni”.
La loro mobilitazione ha richiamato l’attenzione di sindacati e forze politiche. Sono state diverse le prese di posizione in loro favore. Diversi parlamentari di maggioranza e opposizione hanno presentato degli emendamenti al testo di legge che però stanno incontrando difficoltà e resistenze. Le buone intenzioni di quest’ultimi, infatti, si scontrano con le reali intenzioni del governo e con la necessità di reperire e indicare fonti di finanziamento certe.
Restano ancora poche ore prima che la fiamma della speranza si spenga definitivamente.