Commercio in guerra… comprare nei negozi in città o da casa online?
Ma è questa la domanda che dobbiamo porci ?
La questione è un’altra.
Come è cambiata e sta cambiando la nostra vita, i nostri ritmi e le nostre abitudini, i nostri orari, le nostre relazioni, i nostri bisogni e, soprattutto, come sarà tutto ciò tra cinque o dieci anni?
Intanto il primo cambiamento lo abbiamo avuto nel linguaggio. Non si va più a comprare qualcosa, adesso si va a fare shopping (uno dei tanti ridicoli inglesismi che tanto piacciono a chi non conosce la nostra fantastica lingua, l’italiano).
Vedete, la vera differenza sta in tanti altri fattori.
Analizziamoli.
Il commercio online: è comodo perché puoi comprare da casa, dall’ufficio o da dove vuoi , seduto tranquillamente sulla tua sedia, poltrona, sdraiato a letto. Hai tutti i cataloghi del mondo per potere scegliere tra decine di migliaia di prodotti. Non hai nessun assillo da commesse o promoter. Lo ricevi a casa tua senza doverti caricare il peso e puoi cambiarlo tranquillamente. Scegli il prezzo ed hai molte occasioni. Non corri nessun rischio di contaminazione e compri in mutande e pantofole, senza mascherina. Non hai nessun problema di orario perché online si compra 24 ore su 24.
Questi non sono vantaggi da poco, sono servizi chiari e reali.
Il commercio nei negozi in città: partiamo proprio dalle città. Proprio dai luoghi dove dovrebbe andare il consumatore.
Prendiamo Palermo come esempio. Ma la vedete? Strade e marciapiedi disastrati, poca illuminazione, rifiuti e relativa puzza ovunque, quando piove allagamenti da terzo mondo. Per non parlare della viabilità.
Code e intasamenti di automobili, autobus e pullman. E adesso nonostante abbiano le corsie riservate, vedi bici e monopattini anche sui marciapiedi, col danno di assi stradali ristretti a imbuti capestro. Per non parlare di una super tassazione tra ztl diurna e notturna, zone blu di Amat e Apcoa, oltre, evidentemente, ai posteggiatori abusivi che gestiscono indisturbati i posti e ne determinano l’ulteriore tassa di posteggio.
Allora pensi prendo l’autobus.
E qui devi sperare che alla guida non ci sia un autista qualsiasi ma Santa Rosalia, perché dovrebbe esserci un susseguirsi di miracoli. Miracolo uno, l’autobus deve arrivare e tu devi avere il tempo, ma tanta pazienza, di aspettarlo. Miracolo due, l’autobus deve trovare strade libere da auto in coda, auto mal posteggiate, strade non distrutte da lavori che a sua volta distruggono l’autobus. Miracolo tre, sull’autobus deve esserci posto, in caso contrario ritorna al miracolo uno. Miracolo quattro, salito dentro l’autobus non devi trovare nell’ordine: borseggiatori, coronavirus, palpeggiatori, sporcizia e puzze ordinarie e umane. Miracolo cinque, non deve guastarsi, in questo caso ritorna al miracolo uno. Ditemi voi se non serve una mano divina e quindi qualche miracolo per arrivare a destinazione con i mezzi pubblici?
Dimenticavo: le aree pedonali. Eccellente idea gestita da film tragicomico. Da noi area pedonale rappresenta quella specie di suq arabo dove sfrecciano biciclette , pattini, monopattini e altre nuove diavolerie della mobilità individuale, indisturbati ed insofferenti alle lamentele delle persone che, ma guarda un po’ l’arroganza, vorrebbero farsi una passeggiata e magari comprare qualcosa.
Comprare cosa ?
Prevalentemente cibo e cibo da strada.
In queste aree non esiste una reale pianificazione merceologica. Infatti se desideri panini , kebab, piadine , gelati , pizze , patatine , spremute , arancine , panelle, dolcini e qualche caffè hai una vasta scelta.
Se vuoi affrontare estenuanti trattative per 50 centesimi in più o in meno con qualche ambulante italiano o straniero, in regola o abusivo, per comprare qualche “eccellenza tecnologica” o “ Griffe falsamente autentica” anche lì hai tantissime opportunità. Ma, volesse il cielo, che il tuo impavido desiderio, che i tuoi irriverenti occhi si posassero su quegli sperduti ed ormai rari ed introvabili negozi. Dico quelli di una volta con la vetrina, il titolare ed i commessi, negozi di abbigliamento o arredo, casa o preziosi. Allora devi avere pazienza, chi cerca prima o poi troverà.
Lasciamo perdere gli arredi urbani, l’illuminazione, la pulizia, la gestione degli spazi all’aperto ed il controllo del territorio. Chi li ha visti? Andiamo su Rai tre, forse grazie a quella famosa trasmissione qualcuno ce ne potrà dare notizia!
Le nostre città non hanno piani urbanistici e di vivibilità adeguate ai nostri tempi, insomma sono senza un progetto vero per la socialità. In poche parole sono arretrate e insofferenti al nuovo, proprio come chi le amministra.
Ma i nostri commercianti ed i loro negozi (almeno quelli che resistono), non sono esenti da colpe. Le vostre organizzazioni di categoria ormai sono diventate dei santuari politici vecchi e superati, poche e noiose proposte sul tavolo e tanta ambizione politica. Infatti andate a vedere quante aziende sono iscritte nelle associazioni rispetto a quelle registrate alla Camera di commercio. E tra queste poche, andate a vedere chi paga effettivamente la quota e chi raramente le frequenta.
Sono segnali di arretratezza anche questi, ed il consumatore li avverte e sceglie la comodità.
Che fare ?
Invece di ambire o fare politica da tavolino, ergetevi a soggetti veri di politica economica delle vostre città, contrastate ciò che non va e proponete modelli nuovi di territorio.
Lavorate sui servizi al consumatore, innovatevi nella proposta e nel progetto del negozio, offrite luoghi di socialità e di relazione, formate il personale all’accoglienza ed alla cortesia e pagatelo incentivandolo.
Anche per il negozio di città internet deve diventare un’opportunità e non un nemico.
Voi non siete l’alternativa ed il vecchio, dovete essere il Commercio con la C maiuscola, il centro dell’accoglienza e dell’esposizione. Credetemi l’innovazione deve creare benessere e non la determina la politica ne si può ottenere per decreto. La battaglia non fatela contro il commercio online ma proponete e organizzatevi meglio, innovatevi !