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Soppressione del Reddito di inclusione, contributo ai comuni in dissesto e predissesto e abolizione della premialità per gli enti locali che superano il 65% della raccolta differenziata. Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito Democratico all’Ars, attacca il governo Musumeci, reo, secondo l’ex vicepresidente dell’Ars, di agire “in modo schizofrenico e di non essere nelle condizioni di governare“.
Diverse le accuse di Lupo all’esecutivo. Sulla soppressione di cinque milioni destinati al reddito di inclusione sociale: “Le leggi devono essere rispettate, il governo Musumeci non solo non le attua, ma addirittura propone l’abrogazione della norma sostanziale: cinque milioni non dati alle famiglie povere“. Fatto che per Lupo denota una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento regionale.
Attacco dell’esponente del Pd anche sul taglio di tre milioni dei cinque della premialità, prevista in variazione di bilancio, per i Comuni che hanno superato il 65% di raccolta differenziata: “Risorse – dice Lupo – sulle quali facevano conto i sindaci per chiudere i bilanci. Questo è un modo insensato di procedere. Ieri il direttore del dipartimento Energia e Rifiuti ha detto che non si sa quali sono i comuni che hanno superano la soglia di premialità perché l’Arpa non li ha certificati. E pensare che il governo Musumeci aveva addirittura minacciato il commissariamento dei comuni che non raggiungevano la soglia del 65%“. E dopo avere paventato la possibilità di altri dissesti, ammonisce: “Occorre attuare un principio di equità: giusto andare incontro alle esigenze del Comune di Catania, ma non possiamo consentire che la Sicilia sia divisa in comuni di serie a e di serie b“.
Secondo Lupo è stata delusa anche l’aspettativa delle consulte giovanili, il cui contributo da 500 mila euro viene definanziato in variazione di bilancio: “Una responsabilità gravissima che il governo si assume, perché accresce la sfiducia nelle istituzioni democratiche“. Infine, la conclusione del deputato regionale: “Inaspriremo la nostra opposizione dentro e fuori dal Palazzo, contro l’atteggiamento gravemente omissivo del governo“.