Le dimissioni di Giuseppe Margiotta, commissario del Consorzio bonifica Sicilia orientale, arrivate nei giorni scorsi, un po’ gli hanno rovinato la festa. Perché Cracolici sui consorzi ha cambiato idea da tempo. Da quando è assessore li ha derubricati da carrozzoni mangiasoldi a cose serie.
Li ha promossi a strutture essenziali per l’agricoltura siciliana.
Eterogenesi dei fini, ravvedimenti o conversioni sulla strada del governo che siano stati, Cracolici ha anche predisposto i regolamenti di attuazione della legge sui consorzi di bonifica nel 2014: «Ciò consentirà di ottimizzare la gestione e di ridurre i costi attraverso quelle economie di scala che, auspichiamo, consentiranno di dare maggiore efficienza alla gestione del servizio e minori costi a carico degli agricoltori».
Nelle sue intenzioni c’è di utilizzare i consorzi nell’ambito della conservazione del suolo, o per interventi destinati alla limitazione del rischio idrogeologico ancora di supporto ai Comuni. Una presenza sui territori che vada oltre il ruolo di provvedere alla distribuzione e l’erogazione idrica e alla gestione degli impianti irrigui.
I sogni e le ambizioni però si scontrano con la realtà. Persino se c’è a vista un orizzonte immediato con una lunga campagna elettorale.
Forse era sbagliato ieri parlarne solo in termini clientelari e di lottizzazione della vecchia politica, forse sarebbe giusto oggi di riempirli di contenuti e funzione, ottimizzandoli.
Occorrerebbero infatti strutture snelle e prive di debiti, mentre i commissari liquidatori in questi casi avviano, come è già successo per altri enti, periodi infiniti in cui ogni cosa rimane al proprio posto in attesa che si completi la transizione dalle vecchie alle nuove postazioni. Basti ricordare a tal proposito l’infinita litania di differimenti che accompagna lo scioglimento delle Srr, le società di gestione dei rifiuti in Sicilia.
Nei consorzi di bonifica sono operativi 1159 lavoratori a tempo indeterminato e 972 a tempo determinato.
Il costo che la Regione sostiene all’anno è di 55 milioni di euro per la parte relativa allo stipendio base dei 2131 lavoratori. Molti dei consorzi sono carichi di debiti, anche a causa dei contenziosi che nascono anche per le vertenze di lavoro con gli operai che vantano le garanzie occupazionali .
Il cofinanziamento da parte della Regione dal 2015 ad ora è sceso dal 95%, al 87 e poi al 65% delle cifre ammesse al finanziamento che oscillano negli ultimi anni tra i 41 ed i 55 milioni di euro. Il contributo si riduce del 10% sul consolidato dell’anno precedente a partire dal 2015.
La Sicilia presenta 200 mila ettari di superficie complessiva con oggi 11 consorzi di bonifica. Uno per provincia. Nelle province di Caltanissetta e Catania ce ne sono due, uno a Gela e l’altro a Caltagirone. Il consorzio di Catania copre 52 mila ettari di superficie irrigua, quello di Palermo 18.500 ettari di superficie, mentre ad Agrigento ci sono da servire 47 mila ettari. A Trapani 21 mila ettari di superficie, a Caltanissetta 30 mila e 500 ettari a Gela 10 mila ettari, a Enna 5200 ettari. Chiudono Caltagirone (8 mila ettari) Ragusa (13 mila ettari) Siracusa (15 mila ettari). Messina (1000 ettari)
A dirla tutta i consorzi dovrebbero in teoria potersi sostenere da soli con il pagamento dei loro servizi. Oggi Nel 2020, in teoria, in assenza di fatti nuovi o di una diversa volontà sancita dalla legge, il contributo dovrebbe essere azzerato.
Per mandare avanti la macchina dei consorzi complessivamente servirebbero 80 milioni di euro l’anno.
Le condutture potrebbero portare l’acqua potenzialmente su 200 mila ettari, la superficie potenziale di tutta l’isola, ma ciò avviene di fatto su un utenza, consorzio per consorzio, che arriva di fatto a 70 mila ettari.
Per quanto riguarda i canoni riscossi, le ultime cifre dicono che su venti milioni di euro di ruoli a livello regionale i consorzi sono riusciti ad incassarne circa tredici. Dalla Regione viene chiesto ai consorzi di aumentare la percentuale di riscossione non concedendo l’utenza ai morosi ed a quanti non pagano. La percentuale delle riscossione coattive si aggira mediamente in tutti i consorzi sul 50% del dovuto, con punte che arrivano in alcuni casi al 75%.
La Sicilia del ‘vorrei ma non posso’ si mette in fila. Con pazienza.