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“Gli ultimi dati sul consumo del suolo evidenziano una situazione molto preoccupante per la Sicilia, che è tra le regioni italiane con più consumo netto di suolo (608 ettari nel 2022). Per queste ragioni servono idonee politiche regionali e locali di contenimento per consentire che si possa raggiungere molto presto l’obiettivo europeo dell’azzeramento del suolo e che si possa garantire una ripresa sostenibile dei territori attraverso la promozione del paesaggio, la riqualificazione e la rigenerazione urbana e l’edilizia di qualità, oltre al riuso delle aree contaminate o dismesse”. Lo dichiara on. Fabio Venezia, parlamentare regionale e vice presidente della Commissione Bilancio all’ARS, che nei giorni scorsi ha presentato un’apposita interpellanza parlamentare su questa problematica.
Lo scorso 3 dicembre l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato l’edizione 2024 del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). Il rapporto analizza l’evoluzione del territorio e del consumo di suolo all’interno di un più ampio quadro di analisi delle dinamiche delle aree urbane, agricole e naturali a diversi livelli. In Sicilia il suolo attualmente consumato è di 167.684 ettari, pari al 6,52% del territorio di tutta la regione, con un consumo pro capite di 346 mq per abitante. In generale le province con il consumo di suolo più elevato sono Palermo e Catania, mentre la provincia di Siracusa è quella che ha avuto il maggiore incremento nell’ultimo anno (+140 ettari). Nella mappa dei Comuni più cementificati, al primo posto si conferma Palermo (6.394 ettari di territorio impermeabilizzato), seguita da Catania (5.264 ettari), Ragusa (3.786 ettari), Messina (3.641 ettari) e Marsala (3.482 ettari).
“Nell’ultimo decennio – continua il parlamentare del PD – l’iniziativa della regione e delle amministrazioni locali sembra essere riuscita solo marginalmente, e solo in alcune parti del territorio, ad arginare l’aumento delle aree artificiali, rendendo evidente il fatto che gli strumenti attuali non abbiano mostrato ancora l’auspicata efficacia nel governo del consumo di suolo. Tutto ciò rappresenta un grave vulnus per la capacità della Sicilia di adattarsi ai cambiamenti climatici, con territori sempre più fragili che non possono più permettersi questo tasso di artificializzazione del suolo. Ci auguriamo che attraverso un nuovo ed efficace quadro normativo – conclude Venezia – si possano meglio orientare ed incentivare quelle politiche territoriali volte alla sostenibilità ambientale e alla tutela del paesaggio”.