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Dagnino: "Misura sperimentale, valuteremo di riproporla"

Contributo di solidarietà, un bonus “per pochi”: solo 1 su 10 riceverá i soldi

sabato 10 Maggio 2025

In Sicilia c’è fame di soldi. Purtroppo non è una novitá. Da decenni le famiglie siciliane meno abbienti sono costrette a fare ricorso alle forme di Stato Sociale messe a disposizione dal Governo Nazionale o dagli enti intermedi. Fatto messo in risalto, negli ultimi anni, da misure quali il reddito di cittadinanza o l’assegno di inclusione. In attesa di politiche del lavoro che consentano una maggiore corrispondenza fra domanda ed offerta, i siciliani cercano di fare quello che posso con quanto hanno.

In tal senso, anche la Regione ha provato a fare la sua partita con le armi a disposizione. A fare da “cannone finanziario” è stato il contributo di solidarietà. Una misura diretta alle fasce meno abbienti dell’Isola. Una categoria purtroppo vasta. Troppo per i 30 milioni di euro messi a disposizione. Tanto che il programma ha finito per accontentare in pochi. Su oltre 90.000 domande presentate agli uffici regionali, ad ottenere il beneficio (fino ad un massimo di 5000 euro) saranno circa 8000 richiedenti. Meno del 10%. Un dato che viene fuori dagli elenchi pubblicati sul sito dell’Irfis. Ad oggi 6893 domande sono state ammesse a finanziamento. Una platea che potrà essere estesa ad altri 1418 richiedenti qualora vengano reperiti ulteriori 1,5 milioni di euro.

I dati sull’assegno di povertà

Una “manovra sperimentale”, rivolta ad un pubblico con caratteristiche ben specifiche. Si tratta infatti di soggetti con un Isee massimo di 5000 euro, residenti da almeno cinque anni in Italia e senza reati gravi a carico. Ma le oltre 91.000 domande giunte confermano una fame finanziaria presente all’interno dell’Isola. Per qualcuno, tale vulnus sociale è da ricondurre, fra le principali cause, all’abolizione del reddito di cittadinanza. Categoria in cui rientra Davide Grasso, presidente dell’associazione “Basta Volerlo” e consigliere della V Circoscrizione di Palermo. ”È assurdo che il contributo di solidarietà, indetto dalla Regione, abbia coinvolto meno del 10% dei richiedenti. Sono state accolte 8000 domande sulle oltre 91.000 richiedenti. Troppo poco. Molti hanno dovuto spendere soldi per presentare la domanda. Ciò in quanto si sono dovuti rivolgere ai Caf. Altri hanno avuto problemi con lo Spid. In tanti hanno provato a richiedere il bonus. Ma in pratica, solo 1 su 11 è riuscito nell’impresa di raggiungere il risultato“.

Dagnino: “Valuteremo di riproporre la misura”

Per risolvere il problema alla radice ci vorrà ben altro. Intanto, bisogna fare i conti con il presente. Finora, la Regione Siciliana ha messo a disposizione un fondo da circa 30 milioni di euro. Risorse allocate nell’ultima legge Finanziaria. Una misura, quella dell’assegno di povertà, che potrebbe però essere riproposta in futuro. Come ha spiegato l’assessore Regionale al Bilancio Alessandro Dagnino.

Il Governo Regionale sta portando avanti una politica liberale che attua le idee dell’economia sociale di mercato – ha dichiarato -. C’è una grande attenzione per il mondo delle imprese. L’idea è che la crescita economica passi dallo sviluppo dimensionale delle imprese, naturalmente con un’attenzione al sociale e con uno sguardo a tutte le esigenze delle classi disagiate. In questo senso si declina la misura relativa all’assegno di povertà. È evidente che si tratta di boost che si cerca di dare all’economia, alle famiglie disagiate che sono ancora presenti in numero elevato. Anche questa era una misura che abbiamo intrapreso in via sperimentale. Valuteremo la possibilità di riproporla“.

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