“La riforma della giustizia al servizio dei cittadini è l’obiettivo di Forza Italia, per garantire ai cittadini il principio della libertà, che resta scolpito nella storia del nostro partito da Silvio Berlusconi”. Così il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, parlando a margine dell’iniziativa “La riforma della giustizia di Forza Italia”, in corso al teatro Politeama di Palermo.
“Per noi libertà – prosegue – significa anche dare al cittadino una vita sociale accettabile con un aiuto agli ultimi, come stiamo facendo nel caso dell’indennità una tantum e nel caso del il reddito di povertà, così come faremo a breve finanziando la legge sulla povertà, stanziando per questa alcuni milioni. Noi con questo dimostriamo come il sociale per noi sia stato sempre qualificante e doveroso”.
“Forza Italia è un partito in salute. All’Ars siamo il primo gruppo, alle europee abbiamo regalato a Tajani, sostegno, amicizia e affetto. Abbiamo regalato a lui il 23%, facendo un grandissimo lavoro di squadra e dimostrando di essere un grande partito credibile”, – aggiunge presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – “Abbiamo degli alleati leali nell’azione di governo regionale li reputo leali”.
“Noi siamo oggi alla vigilia storica di una grande riforma, per restituire al cittadino una giustizia vera, reale e trasparente. Aveva ragione Berlusconi, quando viene colpito un parente ne soffre l’ambiente familiare e la società”- continua presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – “L’Italia è considerato il paese a livello mondiale che ha le leggi più rigorose a livello di mafia, la mafia si combatte con gli strumenti”.
“Lunedì illustrerò ai leader della maggioranza i punti salienti di una piccola manovra, per condividerne il contenuto, su interventi straordinari, non di grandissima entità, che toccano alcune emergenze alle quali non possiamo sottrarci”- aggiunge Schifani – “E’ giusto e doveroso parlarne con loro, fermo restando che poi faremo un assestamento, tra giugno e settembre, con importi maggiori”.
Schifani: “L’articolo 23 dello Statuto siciliano sulla Corte dei Conti va applicato”

“Nello Statuto siciliano vigente è previsto all’articolo 23 che le sezioni della Corte dei Conti vengano nominate di concerto con il governo regionale. Questa norma costituzionale è vigente e non è stata mai rispettata’‘. Così il presidente della Regione Siciliana Schifani sull‘articolo 23 dello Stuatuto siciliano.
”Nessun mio predecessore ha mai invocato l’applicazione di questo articolo. Strano. Sapete perché? Io non lo so, non voglio fare polemica su 60 anni di storia, ma l’articolo c’è – ha aggiunto -. Non voglio essere frainteso, non rivendico questo diritto perché sono stato controllato. Per me le porte sono aperte h24. Ma questa è una prerogativa prevista dallo Statuto siciliano che evidentemente i nostri padri costituenti siciliani, con la condivisione del parlamento nazionale, vollero a garanzia di una procedura che non condizionava le decisioni della Corte dei Conti (D.L. 655-2). I costituenti siciliani dissero che le sezioni della Corte dei Conti vanno condivise con il Governo regionale”. ”Questa mancata applicazione è un’anomalia, non apriremo conflitti ma ne parleremo nelle dovute sedi. Non esiste l’abolizione di una norma per desuetudine, e questo articolo non è incompatibile con l’articolo 104 della Costituzione. Cercheremo di far valere in maniera serena, pacata ma decisa, questo nostro diritto. La nostra è anche una battaglia per l’identità”.
”Siamo pronti, non abbiamo scheletri nell’armadio, siamo pronti a rispondere a tutti i controlli sulla nostra azione amministrativa e di governo. Certo, in momenti di emergenza ci saremmo attesi un dialogo che non c’è stato, anzi c’è stato un atto ispettivo al quale abbiamo risposto, ci siamo messi a disposizione perché siamo uomini dello Stato e abbiamo il senso delle istituzioni nel nostro Dna – ha spiegato ancora Schifani -. Ma quando il Parlamento discute di riformare alcuni organismi come l’azione della Corte dei Conti va rispettato, non va contrastato, non va combattuto se si invadono certe prerogative che magari sono mal esercitate o non sono più attuali. Noi non vogliamo mettere in discussione l’indipendenza della Corte, ma quando alcune iniziative determinano delle disfunzioni del nostro sistema istituzionale è giusto che la popolazione, attraverso i parlamentari vi ponga rimedio”.