Un primo detenuto morto per il coronavirus al carcere la Dozza di Bologna. Si tratta di un uomo di 76 anni, prima ricoverato in ospedale e poi portato agli arresti domiciliari. Pare che nella struttura di Bologna ci siano altri 2 casi fra il personale.
“Ministro non c’è più tempo da perdere – urla Pino Apprendi presidente Antigone Sicilia – il provvedimento preso per diminuire la presenza nelle carceri sovraffollate è assolutamente inadeguato. Anche in Sicilia é stato registrato qualche caso positivo fra gli agenti della Polizia Penitenziaria. Oltre ai 57000 detenuti, ci sono altrettanto persone che lavorano all’interno delle carceri, tutte persone che in qualche maniera incontrano i ristretti, primi e più esposti fra tutti gli agenti“.
“Non ci sono mura o cancelli che fermino il coronavirus – prosegue il presidente – , é il momento della responsabilità. Il grande lavoro che stanno facendo i Magistrati di sorveglianza per mandare agli arresti domiciliari coloro che hanno da scontare una pena fino ad un anno, è prezioso ma non basta”.
“Necessita un atto di coraggio e alleggerire la presenza di almeno altre 15000 detenuti. La proposta dell’onorevole Carmelo Miceli può essere percorribile. La proposta, prevede di mandare agli arresti domiciliari chi deve scontare pene fino a tre anni, fino a quando durerà l’emergenza coronavirus, per poi valutarne il comportamento per proseguire con la pena alternativa alla detenzione in carcere – conclude Apprenid -. Dal provvedimento sarebbero esclusi i condannati per mafia e coloro che hanno partecipato a proteste sfociate in violenza”.