«Il rapporto tra detenzione e la maggior circolazione del coronavirus sembrerebbe gravemente smentito, ma su questo presupposto sono uscite circa 8.000 persone dal carcere. Un esito che rimarrà penso nella storia del nostro Paese. Non c’è mai stata una dismissione così massiccia di detenuti mafiosi dal carcere».
Lo denuncia in una video intervista all’Associazione “Memoria e Futuro” il presidente della Prima commissione del Csm, ed ex capo del Dap, Sebastiano Ardita.
Alla domanda se -si è trattato di un “cedimento dello Stato” ha risposto: «Sono abituato a parlare sulla base di prove e su questo non mi sbilancio, le suggestioni e gli indizi per lavorare e cercare le prove ci sono tutti: occorrerebbe approfondire la questione. Il garante dei detenuti riferisce 138 casi in carcere, a fronte di oltre 100 mila della popolazione nazionale. Inoltre ci sono stati zero casi di morte per coronavirus connessi ad un contagio in carcere, 28 mila tra le persone libere».
Secondo Ardita nelle carceri italiane «da qualche anno c’è una gestione della sicurezza interna che probabilmente nuoce al rispetto delle regole interne. Perché c’è un’apertura delle celle un poco indifferenziata che non tiene conto dei livelli di pericolosità».
Di Cosa Nostra insomma non si avverte più il pericolo. «Ventotto anni dalle stragi significa minor sensibilità rispetto al pericolo dello scontro frontale, d’altra parte la mafia è meno visibile e più corruttiva. C’è la strategia, la capacità di vivere sottotraccia e di sedurre giocando sulle debolezze umane produce la capacità di essere accettata, e cioè far sembrare il mafioso una persona normale, accreditarsi come una mafia buona. Il risultato che Cosa Nostra si porta a casa con le scarcerazioni dimostra che la strategia dell’inabissamento, del lavoro ai fianchi porta risultati. Oggi sono usciti anche esponenti dell’ala stragista e questo è incredibile, e sono usciti perché l’altra parte, il pezzo che ha garantito questa linea è diventata la parte dominante in Cosa Nostra, ha riportato l’organizzazione ai vecchi tempi».
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