Il deputato regionale di Italia Viva Luca Sammartino è stato citato in giudizio dalla procura di Catania e dovrà affrontare un nuovo processo per corruzione elettorale. Non gli è stata contestata l’aggravante mafiosa. La data fissata è quella del 7 gennaio 2022 davanti la 4/a sezione penale del tribunale in composizione monocratica, come riporta l’Ansa citando un quotidiano regionale
Sammartino, in transito verso la Lega, a conclusione delle indagini e senza passare dal gup – scrive ancora il quotidiano – è imputato in veste di candidato alle elezioni regionali del 2017 perché avrebbe offerto a Calogero Lucio Brancato, presunto esponente del clan Laudani, anch’egli citato in giudizio alcune utilità in cambio del proprio voto e di quello dei suoi familiari. Il processo scaturisce dall’inchiesta Report nei confronti di 35 indagati a vario titolo legati al boss dei Laudani Orazio Scuto.
La posizione di Sammartino, e destinatario nel dicembre 2020 di un avviso di conclusione delle indagini, era stata stralciata dal troncone principale del processo. Il 2 dicembre 2021 comincerà a carico di Sammartino e di altri 6 fra consiglieri ed assessori comunali del catanese un processo per corruzione elettorale in occasione delle politiche del 2018 e delle regionali del 2017.
Il deputato regionale e presidente della commissione cultura dell’Ars Luca Sammartino, catanese, è stato eletto alle regionali del 2017 con 33 mila voti. Al politico trentacinquenne viene contestato uno scambio col boss Girolamo ‘Lucio’ Brancato, (e non Calogero come scritto in precedenza) esponente di spicco della frangia del clan Laudani capeggiata da Orazio Scuto. Voti in cambio di favori. Secondo la ricostruzione investigativa il politico avrebbe trovato “un posto di lavoro a un nipote di Brancato alla Mosema, società di Mascalucia a partecipazione pubblica per la gestione di rifiuti” e “lo spostamento di una cabina telefonica nei pressi della pizzeria di sua moglie a Massa Nunziata frazione di Mascalucia“.
Sammartino era stato rinviato a giudizio sempre per corruzione elettorale. Con il parlamentare, ex Pd ora Italia Viva, erano indagate altre sei persone per la presunta compravendita di voti per le regionali 2017 e le politiche 2018 quando era candidato alla Camera. Per l’accusa avrebbe promesso posti di lavoro e trasferimenti in cambio di voti per sé e per altri esponenti politici a lui vicini. Il deputato era stato coinvolto in un’ altra inchiesta, poi archiviata della procura catanese, su presunte irregolarità in un seggio speciale allestito nel centro assistenza per anziani Maria Regina di Sant’Agata li Battiati per le regionali.