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Covid, nuovi vaccini a base di proteine: lo studio clinico

sabato 27 Novembre 2021

Stanno per essere autorizzati nuovi vaccini anti-Covid a base di proteine, prodotti da Novavax e da altre aziende farmaceutiche.  I vaccini proteici contro il Coronavirus non sono ancora in uso – eccetto che in Indonesia – ma hanno dimostrato negli studi clinici di essere capaci di indurre una forte protezione, con meno effetti collaterali di altri vaccini somministrati per debellare il virus.

Potrebbero rivelarsi un’alternativa importante per coloro che vogliono sicurezza ma hanno paura degli effetti collaterali e delle tecnologie relativamente nuove dei vaccini a mRNA o a vettore virale.

I vaccini a base di proteine, infatti, sono stati usati per decenni per tutelarsi dalle infezioni virali (anti epatite, anti influenza…), capaci di generare una risposta immunitaria utilizzano proteine del virus, insieme a coadiuvanti che stimolano l’immunità, invece di un frammento di codice genetico che le cellule devono “leggere” per produrre le stesse proteine.

Il vaccino Novavax ha completato all’inizio dell’anno uno studio su 30.000 persone, dimostrando di offrire una protezione maggiore del 90% contro i sintomi del Covid-19. Dati di efficacia sono disponibili anche per il cinese Clover (un vaccino efficace al 67% verso i sintomi del COVID causato da ceppi più virulenti delle varianti Delta e Mu), mentre Sanofi e GSK stanno conducendo una sperimentazione di fase III per un altro vaccino a base di proteine che coinvolge migliaia di partecipanti in Africa, Asia e America Latina.

Nessuno dei circa 50 vaccini a base di proteine, ora in fase di test clinici in tutto il mondo, ha causato effetti collaterali importanti. Anche molte delle reazioni tipicamente causate dai vaccini a mRNA o a vettore virale (mal di testa, febbre, nausea e brividi) si sono dimostrate molto meno frequenti con i vaccini proteici . Il profilo di sicurezza sembra essere molto simile a quello dei vaccini antinfluenzali, e questo potrà convincere gli scettici a sottoporsi alla vaccinazione.

Inoltre, la strategia mix-and-match – cioè cambiare tipo di vaccino dopo le prime due dosi – è stata collaudata e gli studi hanno dimostrato che anche quando viene somministrato un vaccino diverso dopo il primo, l’efficacia nel prevenire la malattia non cambia.

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