“Non riusciamo più a fronteggiare le richieste, le nostre forniture a ristoranti e pescherie sono precipitate dell’88%“. Lo dice Antonino Lo Bue, a capo di un’associazione di una trentina di commercianti all’ingrosso della filiera ittica di Sciacca (Agrigento). Categoria che conferma il grave stato di crisi della marineria denunciato nelle settimane scorse dalle locali cooperative di pesca.
Nel Canale di Sicilia le specie ittiche tradizionalmente presenti, dal gambero al pesce azzurro, si sono ridotte considerevolmente. E, oltre ai pescatori, a pagarne le conseguenze sono anche i rivenditori.
“Se fino a qualche mese fa – aggiunge Lo Bue – io riuscivo ad accumulare 250 colli di pesce in un giorno per rifornire i miei clienti, adesso mi ritrovo con appena 30 colli all’interno di un solo furgone. Di questo passo rischio il fallimento. Anche i miei colleghi sono nella stessa situazione“.
Oggi i commercianti di pesce hanno avuto un incontro col sindaco di Sciacca Fabio Termine. A rappresentarli il presidente provinciale di Confcommercio Giuseppe Caruana: “Se dovesse essere dichiarato lo stato di calamità naturale – dice – è chiaro che bisognerà prevedere aiuti anche per i rivenditori di pesce“.
“La situazione è drammatica“, conferma il dirigente della cooperativa “Madonna del Soccorso Calogero Bono. “Sempre meno pescherecci – spiega – riescono ancora a conseguire un margine di guadagno. Gli altri sono in perdita, tra 200 e 300 euro al giorno, ormai è una deriva economica con gravi risvolti sociali ed occupazionali“.
“Noi – conclude il sindaco Termine – siamo vicini agli operatori della pesca, anche per il rispetto dovuto ad una tradizione che corrisponde all’identità stessa della nostra città. Abbiamo già interessato i parlamentari europei eletti in Sicilia, a giorni incontreremo quelli della commissione Pesca, a cui chiederemo di fare qualcosa per salvare questo comparto“.