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Tra fede e speranza, tra narrazione e metafora. L’ultimo romanzo di Totò Cuffaro, “La figlia delle monache. Rosagemma” (Spazio Cultura) presentato oggi a Palermo al Don Bosco Ranchibile di Via Libertà e moderato dal giornalista palermitano Lillo Miceli, con la partecipazione della scrittrice Silvana Grasso e di Suor Eleonora, ha radunato la solita, consueta, folla, interessata alla fatica letteraria dell’ex governatore siciliano, arrivato con le stampelle per una caduta in campagna, “con i miei cani”, ma anche al tributo all’uomo che oggi “vive una dimensione laica della politica”.
Cuffaro affronta anche il tema della rieducazione della pena, con riferimento alla vicenda di Marcello Dell’Utri e ‘rimprovera’ affettuosamente Vittorio Sgarbi perché “certe cose vanno dette in un altro modo”, riferendosi alla polemica a distanza innescata dal critico d’arte con il suo giudizio sul pm Nino Di Matteo