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ESCLUSIVA. Cuffaro: “Non posso candidarmi ma torno in politica” | INTERVISTA

giovedì 13 Febbraio 2020

Cinque anni di reclusione e altrettanti da osservatore esterno possono bastare. Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Siciliana torna in politica dalla porta principale. Certo non per candidarsi (non può in quanto interdetto dai pubblici uffici), ma con tutta l’energia e l’acume politico degli anni d’oro: dalla sua mente la voglia di fare politica è tutt’altro che tramontata, anzi. Tiene a precisare “non ho intenzione di volermi ricandidare”, ma di incidere nella politica siciliana quello sì, eccome, a partire dalla costruzione di una nuova classe dirigente: “Voglio contribuire a costruire una classe di giovani dirigenti in Sicilia”.

L’ex presidente Cuffaro tira le somme di ciò che è stato nella sua vita la politica e di come i siciliani vengono oggi rappresentati. Stanco di essere la croce di ogni problema politico e giudiziario di questa terra, dice: “Io ho scontato le mie condanne, altri non le hanno avute… Sono stato messo in croce politicamente. Guardando la povertà politica che c’è stata in questi ultimi anni, questo mi ha portato a riflettere che tutto sommato forse non sono stato il peggiore tra quanti hanno governato questa terra. Ho visto tanti moralisti che su di me hanno ritenuto di dover fare i loro atti di accusa, scoprirsi di gran lunga più peccatori di me…”.

Cuffaro forse non ha mai smesso in cuor suo di fare politica in Sicilia. E oggi questa verità non ha paura di raccontarla, puntando il dito contro chi si sarebbe nascosto dietro alla sua condanna, ai suoi anni a Rebibbia, dietro ai suoi errori amministrativi che ammette di avere commesso. Un Cuffaro dalla ritrovata energia, insomma, che chiama a raccolta quei giovani che possono apprendere il vecchio mestiere del politico, contrassegnato da dottrine e cultura politica: quello che oramai si sarebbe perso in Sicilia. In sostanza, in un modo o in un altro, l’ex delfino di Calogero Mannino è di nuovo in campo.

Presidente, qualche mese fa aveva detto che aveva chiuso con la politica, continua a pensarlo?

“Da quando sono tornato un uomo libero ho sempre sostenuto che il mio tempo per la politica fosse finito e il mio tempo per la politica elettiva da candidato è assolutamente finito. Intanto perché sono interdetto e poi perché ritengo che non sia giusto dopo la mia condanna ritornare in politica da candidato. Ma le riflessioni che sto facendo negli ultimi giorni, mi portano a pensare, guardando la povertà che c’è stata in questi ultimi anni di politica, che tutto sommato forse non sono stato il peggiore tra quanti hanno governato questa terra”.

Come pensa di incidere nella politica siciliana?

“Credo che una delle tante difficoltà che esiste oggi è la mancanza di una classe politica che possa stare all’interno delle istituzioni. Io ho iniziato a fare politica facendo la scuola della “Camiluccia”, perché sono democristiano, quelli del Pci facevano un’altra scuola. Ma c’erano comunque le scuole di partito che formavano le persone. La scuola politica si costruisce giorno dopo giorno. Ho intenzione di formare dei giovani che possano costituire l’ossatura, la nuova classe dirigente di una politica che guardi alle idee e sia preparata politicamente, per poter poi entrare nelle istituzioni: ci sono tanti ragazzi che hanno voglia di interagire con me e che formeremo, li candideremo a partire dalle prossime elezioni comunali”.

E in quale partito andranno?

“Non è un problema di schieramento, ma di cultura politica. Non avrei problemi se andassero nella Lega o nel Pd o ovunque, perché se una classe politica si forma con valori e poi sceglie di portare questa formazione dentro questo o quel partito, credo che sia un dato positivo. Era quello che faceva l’Azione Cattolica. Tutti i grandi sono nati lì. Io vorrei fare questo: portare il mio contributo per poter realizzare tutto ciò”.

Ci può’ fare qualche nome di ragazzi che lei ritiene validi politicamente?

“Ci sono tanti ragazzi promettenti in molti partiti e sono convinto che c’è la possibilità di mettere insieme un ragionamento che possa essere utile per la politica siciliana. Fare dei nomi non ha senso ed è sbagliato. Se noi continuiamo a pensare che la politica è fatta soltanto da nomi, perseveriamo nell’errore. Nessuno può pensare che la politica sia soltanto un nome. La politica è una classe dirigente”.

Poco fa diceva di non sentirsi il peggiore fra i politici siciliani della storia recente, si riferiva a qualcuno in particolare?

“Ho visto tanti moralisti che su di me hanno ritenuto di dover fare i loro atti di accusa, scoprirsi di gran lunga più peccatori di me”.

Ci spieghi meglio

“Sono stato messo in croce politicamente dall’ex presidente Crocetta che non ha fatto altro che urlare addosso a me. Dallo stesso onorevole Lumia e da tanti altri. Addirittura da Raffaele Lombardo che mi ha allontanato ritenendo che io fossi quanto di peggio potesse esserci in politica”.

Così però fa un po’ la vittima…

“Assolutamente no, è la realtà dei fatti. Quello che sta succedendo in Sicilia mi porta alla riflessione che forse qualche contributo utile a questa politica posso ancora darlo. Credo anche di non essere stato un cattivo amministratore. Ancora ad oggi incontro la gente e non fa altro che dirmi che forse era meglio prima”.

Si ma lei crede che possa essere un dato oggettivo o solo piaggeria?

“Io non mi faccio adulare dalla gente, ma per certo dopo di me è stato un decrescendo della politica in Sicilia”.

Ma se uno volesse fare l’avvocato del diavolo, lei è stato l’unico condannato a 7 anni per favoreggiamento aggravato e rivelazione di segreto di ufficio nella storia di Palazzo d’Orleans.

“Ho scontato la mia pena per intero, credo di avere ammesso più volte le mie responsabilità da amministratore. La giustizia si rispetta quando soprattutto ti graffia la carne, quando ti fa il sangue, perché se tu rispetti la giustizia quando graffia la carne degli altri è facile. Io ho rispettato la sentenze e la giustizia che mi ha portato in carcere ma rispettarla non vuol dire che si debba condividere. Io non ho mai condiviso il fatto che mi si sia accusato di esser stato un favoreggiatore della mafia, ma ho sempre detto che posso aver sbagliato. Quel che ho fatto, certamente non l’ho fatto con dolo diretto o volontario in termini di diritto. Ho avuto questa sentenza, gli altri non l’hanno avuta. Ho pagato il mio prezzo con la giustizia e credo di averlo fatto nel miglior modo possibile, assolvendo a ciò che dice la Costituzione”.

Facendo un po’ di dietrologia, stando a ciò che dice non è che pensa di essere caduto in una sorta di trappola politica?

“La mia vicenda è una vicenda complicata. Ammetto le mie responsabilità e i miei errori perché questo è il dato, ma attorno a questo, credo che ci siano le volontà di chi aveva interesse che io smettessi di fare il presidente della Regione siciliana”.

Di chi sta parlando?

“Certamente le opposizioni che guardavano il mio governo come un governo forte, che non avrebbe mai concesso alle opposizioni di allora di andare al governo, cosa che è successo dopo di me. Basti guardare quanto sia sintomatica la vicenda del presidente Lombardo eletto dal centrodestra e voluto sostanzialmente da me, che io volli contro tutti e contro tutto e dopo qualche mese prese le distanze da me e dagli amici politici comuni. Ma anzi fece di più: costruì la sua giunta di magistrati, convinto che questa azione servisse a difenderlo politicamente e quando questo non fu possibile, addirittura allargò la giunta a Lumia e ad altri, convinto che almeno questo potesse servire a non procurargli guai. Cosa che non è successo. Ecco, in tutti questi anni uno che ha saputo tessere le tele della politica in Sicilia del suo ruolo istituzionale, in qualche modo sconvolgendo gli assetti politici che si erano costituiti, uno di questi grandi protagonisti, sino ad arrivare addirittura alla presenza di Crocetta, è stato proprio l’onorevole Lumia”.

Sembra che lei abbia il dente avvelenato con l’ex senatore Lumia?

“Io non nutro rancore per nessuno. Racconto questa cosa con la semplicità di chi conosce questo percorso che avevo vinto politicamente ed elettoralmente. Sono stato battuto dal punto di vista giudiziario da chi politicamente ha voluto contribuire ad utilizzare e a forzare sulle mie responsabilità, perché io interrompessi il mio lavoro politico”.

Lei ha detto: ho scontato le mie condanne, altri non le hanno avute”.  Pensa che ad oggi qualche politico non stia scontando le sue pene?

“Credo che se c’è una cosa che non ho fatto in vita mia è augurare la prigione ad altre persone. So cosa significa la galera per se stessi e per tutta la famiglia e quindi, lungi da me augurarmi che qualche altro possa essere condannato. Se la mia condanna è servita per tutti, ne sono ben contento ma non auguro la condanna assolutamente per nessuno e ancora di più, non mi permetto di giudicare dal punto di vista giudiziario le colpe di altri. Se mi si chiede il giudizio politico, lo sto dando. Se mi si chiede se ci sono state interferenze da parte della giustizia con la politica, nella fattispecie dell’allora presidente della commissione antimafia nelle mie vicende giudiziarie, io penso che queste intromissioni ci siano state ma non do giudizi e lungi da me giudicare gli altri, sapendo cosa significa essere messi al patibolo”.

Quindi, stando alle sue affermazioni mi pare di capire che c’è stato un vulnus e che questo che possa aver scatenato certi dissapori nei suoi confronti

“Ho avuto certamente alcuni nemici politici che hanno ricoperto ruoli importanti che sono quelli che poi alla fine mi sono trovato contro. Io credo che il mio vero problema sia stato soprattutto la vicenda dei termovalorizzatori e lì lo snodo per cui il mio governo si è interrotto. Io avevo inserito i termovalorizzatori nel mio programma politico. I siciliani hanno votato me e la scelta di fare i termovalorizzatori in Sicilia, che voleva dire poter smaltire i rifiuti in Sicilia ad un costo basso che ci avrebbe consentito di non vedere l’Isola com’è oggi, che è diventata una pattumiera a cielo aperto. Il non fare i termovalorizzatori ha certamente spostato l’asse degli interessi sui rifiuti, come quelli riscontrati dalla magistratura negli ultimi anni in Sicilia. Questa è stata la molla più forte che ha spinto alcune persone a far finire il mio mandato. Se io non avessi delle responsabilità amministrative non sarebbero riusciti a fare quello che hanno fatto, ossi: hanno accelerato e hanno spinto su degli errori che ci sono stati”.

Se qualcuno le dicesse che domani potrebbe tornare a fare il presidente della Regione, lei accetterebbe?

“La passione non è una cosa che cancelli dal tuo animo e dal tuo cuore. Per me la politica è tutto, io sono convinto che a me è successa la cosa più bella che possa capitare ad un politico: rappresentare la sua terra e la sua gente attraverso il voto diretto. Non si può capire l’orgoglio di essere stato votato da due milioni di persone. E’ talmente bello che, se anche oggi fossi consapevole che è stato proprio quello a portarmi in prigione, ossia avere fatto il presidente della Regione, bene: sapendo a cosa sarei andato incontro, rifarei il governatore di questa Isola”.

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