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Cultura: a Carini arriva la rassegna “Cenere – Il castello incantato”

martedì 17 Settembre 2019
Baronessa di Carini

Venerdì 20 settembre si inaugura, alle ore 18.30, presso il Castello di Carini (PA), la rassegna di Momò Calascibetta e Dario Orphée La MendolaCenereIl castello incantato“, a cura di Andrea Guastella e con la Direzione artistica Chiara Donà Dalle Rose.

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Da Kafka in avanti, i castelli sono luoghi di violenza e di sopraffazione. Qualcosa del genere, secondo gli autori della mostra, noti in arte: un mondo che, i polmoni degli appartenere ai soli artisti, è guidato dalla figura che, obbedendo a una logica rigorosamente commerciale, sovente riduce gli autori (e le loro opere) a ingranaggi, meccanismi di un sistema incomprensibile. Dario Orphée, in particolare, ha raccontato in un suo scritto, “La cenere dell’acanto“, di una mostra in Sicilia nata morta. Momò Calascibetta, invece, i morti li ha risuscitati, esaltandoli in riquadri dove i “signori dell’arte” sono condannati a ripetere in eterno i medesimi esercizi.

E comunque la rassegna, i polmoni di una critica, è da leggersi come “incantata” celebrazione della pittura – ma anche dei soggetti effigiati: se sono presenti conteranno pur qualcosa – e come riflessione semiseria sul rapporto dell’uomo con il tempo e con la bene. Che non a caso nell’eternità dell’arte coincide col principio. Inaugurata presso la Fattoria di Favara, Cenere ha già toccato il Polo Museale A. Cordici di Erice, l’ex chiesa di San Giovanni a Gela, Palazzo La Rocca a Ragusa, il Museo Mandralisca a Cefalù, Palazzo Beneventano a Lentini, il Museo Civico Baldassarre Romano di Termini Imerese, il Museo Riso a Palermo, l’ex convento di San Francesco di Paola di Castelvetrano. La mostra sarà visitabile presso il Castello di Carini sino al 19 ottobre 2019. Seguiranno tappe italiane ed europee.

Momò Calascibetta
Nasce a Palermo. La laurea in architettura con Gregotti, anche se sceglie di dedicarsi alla pittura che Leonardo Sciascia definirà “il racconto dettagliato dell’estremità di una classe di potere già integrata nella più alta avarizia e nella più lata rapacità…”. I suoi personaggi hanno assistito “alla caduta degli dei”, ma conservano l’imprinting del mito più alto; i suoi “relitti umani” divorano con cupidigia, godono e si preparano all’atto unico, forse finale, dell’effusione amorosa, della totale consunzione carnale dell’individuo, del deliquio dei sensi nella sfrenatezza di un’avida passione.

Nel 1982 si trasferisce a Milano dove nascono il Parco Comiso, Piazza della Vergogna, De l’amour, Labirinto Verticale: serie di opere che saranno esposte alla Fondazione Corrente, alla Fondazione Mudima, alla Galleria Jannone, alla Galleria Daverio e ad altre fiere internazionali come Arte Fiera di Bologna, MiArt, Artexpo New York Coliseum, Art Basel, Arco Fiera di Madrid.

Ma come nasce il nome Momò? E’ a un certo punto della sua vita che in Calascibetta affiora un ricordo del suo inconscio infantile che lo trasporta in un luogo dominato da una figura eclettica, affascinante, che ha incontrato una sola volta all’età di cinque anni e che, forse, è stata la chiave di tutte le sue scelte artistiche: lo zio Momò. La scoperta di veder nascere istintivamente tra le sue mani, come un gioco, sculture ardite e complesse, così definite da Vittorio Fagone, Gillo Dorfles e Philippe Daverio, lo convince a rendere omaggio a questa figura misteriosa della sua infanzia scegliendo di firmare la sua produzione artistica, a partire dall’anno 2000, con il “nom de plume” Momò . Subito dopo, al Miart di Milano , titolerà la sua mostra personale “Momò fu Calascibetta”, (toccandosi le palle!).

Nel 2002 la Fondazione Mudima, una cura di Philippe Daverio, organizza una mostra-evento dal titolo Terromnia, dove vengono per la prima volta raccolti dalla cultura e dipinti più rappresentativi di tutte le serie. La mostra susciterà l’interesse di Gillo Dorfles, Alessandro Riva, Marco Meneguzzo, Liana Bortolon e Giovanni Quadrio Curzio. Nel 2004 è ospite, coi suoi lavori, alla trasmissione Passepartout di Philippe Daverio su RAI 3 e nel 2005 un suo grande dipinto, Il gelato di Tariq, viene usato per l’allestimento del set delle nove trasmissioni estive di Passepartout. Memorabile la sua esperienza di (non) partecipazione alla Biennale di Venezia del 2005, in occasione della quale organizza il progetto collaterale Esserci al Padiglione Italia, mostra di protesta contro un “mondo dell’arte” dominato da lobby cieche ed arroganti, sempre più separati dalla vita reale.

Nel 2005 col progetto Plotarta cura di Gianluca Marziani è coinvolto in diverse gallerie d’arte in Europa (Studio Senko, Danimarca; Dot Galerie, Svizzera; Fondazione Carlo Molineris, Svizzera; Galerie Kiron, Francia; Rar Galerie, Olanda; Galerie Hartdiest, Belgio; Blanca Soto, Spagna; Galleria Arturarte, Italia; La Sala Naranja, Spagna). Nel 2007 un’antologica intorno al tema del “sorriso” a cura di Vincenzo Consolo al Museo Mandralisca di Cefalù e nel 2009 l’acquisizione di una sua opera al Museo Guttuso di Bagheria.
Nel 2016 è l’influenza di Momeide , un’antologica alla Civica Raccolta Cappello a Ragusa, una cura di Andrea Guastella, e nel 2017 di un’istallazione al Parco Culturale Agricolo di Favara da titolo provocatorio Agrigentèrotique , una cura di Dario Orphée.Cenere.

L’ultimo progetto itinerante realizzato in collaborazione con lo scrittore Dario Orphée e cura di Andrea Guastella, lo vede presente, dal 2018 al 2019, nei principali siti espositivi e musei della Sicilia, terra in cui è presente, come hanno riscontrato Sciascia, Bufalino e Consolo, ed è profondamente radicato. E anche in questo ciclo non vengono meno i tratti del disegnatore satirico di razza evidenziati  un po’ da tutti i critici – da Micheli a Soavi, da Dentice a Testori, da Daverio a Dorfles a Meneguzzo – che lo hanno seguito da vicino.

Dario Orphée
Nato ad Agrigento, ha conseguito la maturità scientifica e la laurea magistrale in filosofia. Insegna Estetica ed Etica della Comunicazione presso l’Accademia di Belle Arti di Agrigento e Progettazione delle Professionalità presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Critico e curatore indipendente, collabora con numerose riviste – scrivendo di critica d’arte e teatrale, estetica, filosofia della natura e filosofia dell’agricoltura – tra cui “Segno”, “Il Pickwick”, “Permacultura & Transizione” e “Balarm”.  Attualmente si occupa dello studio del sentimento, di gnoseologia dell’arte, di estetica ecobiologica e di scienze naturali.

INFORMAZIONI
Mostra: Cenere – Il castello incantato
Autori: Momò Calascibetta, Dario Orphée La Mendola
Curatore: Andrea Guastella
Luogo: Castello di Carini
Inaugurazione: venerdì 20 settembre 2019, ore 18.30
Durata : 20 settembre -19 ottobre 2019 Orari: Mattina: 09.30-13.30 – Ultimo ingresso ore 13.30 – Pomeriggio: 16.00-20.00 – Ultimo ingresso ore 19.30
(Per prenotazioni: tel. + 39091 8815666; Email: castello@comune.carini.pa.it)
Costo biglietto d’ingresso: € 3,50
Ricapito telefonico: 091 8128550
Direzione artistica: Chiara Donà Dalle Rose
Organizzazione tecnica: Salvo Sciortino
Video: Davide Cataudella

Cortometraggio CENERE: Regia di Tommaso Lusena de Sarmiento – Musiche Enza Lauricella, Filippo Calascibetta, Roberto Barbieri – Protagonista MoMò Calascibetta – Test i Dario Orphée – Voce narrante Luca Cardinale – Animazioni grafiche Alessandro Castriciano e Silvia Nardo – Assistenza e supporto informatico Formattatoio club – Postproduzione Cimatique Production – Realizzazione Cimatique Production;  Foto: Gerlando Sciortino e Franco Noto; Progetto grafico: Roberto Collodoro.

I dettagli dell’evento sono consultabili al seguente link

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