Il passato vive. Non solo con testimonianze o ricordi, ma anche attraverso la passione. Da anni ormai si discute in merito all’utilità della lingua latina: è giusto insegnarla ancora oggi nelle scuole o è ormai troppo antiquata e lontana dalle esigenze della modernità? In realtà è più presente e vibrante che mai. Una lingua capace di racchiudere tradizione, storia e identità. E se per alcuni studenti rappresenta un vero e proprio tallone d’Achille, per altri, catturati dal suo fascino, rappresenta una fonte di cultura e conoscenza inesauribile e imprescindibile.
Proprio questi valori vengono portati avanti dal Certamen Ciceronianum Arpinas, una competizione internazionale sulla lingua latina. La gara, alla quale possono partecipare studenti provenienti da tutto il mondo che frequentano l’ultimo anno dei licei classici e dei licei scientifici, si tiene annualmente nel mese di maggio ad Arpino, in provincia di Frosinone, la città natale di Marco Tullio Cicerone, presso il Centro Studi Umanistici Marco Tullio Cicerone.
Ma come nasce la sua passione per il lingua latina? Il percorso di Marta, in realtà, era iniziato diversamente. Il prossimo anno conseguirà il diploma classico, ma quattro anni fa la strada intrapresa era un’altra. “I primi due mesi della prima superiore li ho passati al Liceo Scientifico. Poi ho capito che la strada non era quella giusta. C’era qualcosa che mancava. Ho pensato a questa mia tendenza allo sviluppo di un pensiero un po’ più critico, un’analisi critica, forse propria delle materie umanistiche. Arrivando al classico ho iniziato a capire quanto la lingua latina riuscisse a parlare anche nel presente. Quando si traduce si imparano tante cose. Il latino e le lingue classiche aprono la mente. Purtroppo se non lo si prova sulla propria pelle non si riesce a capirne il valore“.