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D’Alema a Palermo per Claudio Fava: “Dopo queste elezioni non saremo più il partitino del 3%” [VIDEO]

giovedì 12 Ottobre 2017

“Il vero argine alla destra e al populismo è Claudio Fava e la candidatura di disturbo è quella del centrosinistra”.

Massimo D’Alema rompe subito gli indugi e intervenendo alla conferenza stampa di Claudio Fava non usa mezze misure. E ancora aggiunge: “Rispetto alla confusione, al trasformismo, qualsiasi sia l’esito di questa battaglia, la presenza di una voce forte che esprima i valori della giustizia sociale e della lotta alle diseguaglianze, sarà un fattore molto importante. Questo sarà un segnale per il resto del Paese. Stiamo cercando di organizzare una sinistra aperta. Si è creato un vuoto nella politica con lo scivolamento al centro del Pd”.

“Si è creato un vuoto e noi riteniamo di riempirlo. Dopo il voto siciliano lo slogan sciocco e menagramo del partitino del tre per cento scomparirà dalla politica italiana”.

L’altra Sicilia che vuole governare il cambiamento si stringe intorno a Claudio Fava che interviene pochissimo, fa da collante tra i suoi ospiti, D’Alema e Bartolo.  Chiarisce che quest’ultimo è al servizio del progetto. Annuncia che gli assessori saranno presentati, almeno tre, la prossima settimana. Solo una breve stoccata su Musumeci e il sovraffollamento degli assessori e dei nomi che girano.

In una campagna elettorale dove si  procede con difficoltà alla ricerca di spunti ripetitivi che vadano oltre il reciproco mascariamento, le liste pulite, gli impresentabili  e i salta fossi, l’esponente della lista Cento Passi parla a bassa voce e recita il suo mantra smarcandosi dagli altri candidati, fissando distanze che gli vengono naturali.

L’altra sinistra che non vuole magnificare Renzi è oggi accanto a lui. Un popolo che per litigare non ha mai avuto bisogno del conforto delle doppie cifre elettorali, ma che non ha fatto mai sconti a nessuno. A partire dal Pd. Nei giorni lunghi ed estenuanti della trattativa Raciti da un lato si diceva ottimista di recuperare nel campo largo, (che oggi sembra diventato strettissimo) la sinistra siciliana, ma dall’altro confessava perplessità diffuse, criticità, l’impossibilità, quasi ‘strutturale’ di pervenire a un accordo.

Oggi a dire pane al pane e vino al vino arriva Massimo D’Alema, il punto di non equilibrio dei rapporti di ieri e di quelli di oggi, su quelli di domani, ci sta lavorando, il centrosinistra italiano.

Non una discesa casuale. Il riflesso siciliano dei queste elezioni sta mettendo fretta al Pd di Renzi che ha posto la fiducia sul Rosatellum, la nuove legge elettorale che uniforma il sistema di Camera e Senato e ridisegna i collegi uninominali, con una parte proporzionale. Se le cose andranno male in Sicilia, Mdp, bersaniani e quel che resta dei dalemiani non mancheranno di farlo notare in maniere robusta a Pisapia.

I numeri di Fava dunque sono attesi. Lo stesso ex premier lo dice chiaramente:Si è creato un vuoto e noi riteniamo riempirlo. Dopo il voto siciliano lo slogan sciocco e menagramo del partitino del tre per cento scomparirà dalla politica italiana”.

L’uomo in più della conferenza stampa è il medico di Lampedusa Pietro Bartòlo che ha portato la sua testimonianza di medico e di servizio: “Sono forse il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche nel mondo. Condivido le scelte di Claudio. Siamo per accoglienza e integrazione, ma anche  per l’interessamento per giovani sociale e lavoro. Non vogliamo mettere muri e filo spinato. Credo nella buona politica”.

Su questo D’Alema con eccesso di ironia ha commentato, rivolgendosi ai giornalisti: “Rispetto agli apparati di potere che sono in campo so che non è facile da capire, che Bartòlo abbia fatto una scelta di questo tipo, fate uno sforzo”.

Presenti  anche Pino Apprendi e Mariella Maggio. Esponenti e militanti del gruppo di Fava hanno partecipato all’affollata conferenza stampa.

I temi nazionali della legge elettorale e dell’immigrazione si sono incontrati con la vicenda delle regionali siciliane.

Fava sulfureo sul mancato confronto con gli altri antagonisti per Palazzo d’Orelans: “Sono ologrammi più che candidati”.

Sfumature imprendibili, a suo avviso, un pò come la partecipazione della gente al voto. Almeno fino a questo momento.

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