“Chi aggredisce medici, infermieri ed operatori socio-sanitari non merita alcuna tutela a carico del Sistema sanitario nazionale”.
Si torna a parlare di Daspo per chi aggredisce il personale sanitario. L’ultima aggressione avvenuta a Foggia in un Pronto Soccorso ha scatenato i medici e la politica rilanciando la proposta che, nel 2018 aveva fatto il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo Toti Amato, ossia, come avviene per i tifosi violenti, di allontanare dalle strutture sanitarie e quindi dalla possibilità di essere presi in carico dal servizio sanitario nazionale, chi aggredisce gli operatori che in quel momento stanno semplicemente compiendo il loro lavoro.
Il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Lavoro e Sanità, ha annunciato di aver presentato un ddl, “senza oneri per lo Stato”, che prevede “la sospensione della gratuità di accesso alle cure programmate e di elezione per tre anni nei confronti di chi si rende protagonista di aggressioni al personale sanitario o di reati contro il patrimonio sanitario. Una sorta di Daspo – spiega lo stesso Zullo – con tutte le differenze del caso, declinata nell’ambito sanitario. L’obiettivo, aveva spiegato il parlamentare, è fare deterrenza”.
Il presidente dell’Ordine dei Medici
“Non è giusto che cittadini e le varie professioni sanitarie debbano pagare per colpa di chi compie questi atti di violenza. Abbiamo apprezzato l’attenzione del Governo nazionale, che ha già messo in atto alcuni provvedimenti, ma bisogna fare di più. Ormai siamo al punto di non ritorno. La proposta che è stata rilanciata, oggi, è quella di dare anche un segnale obiettivo, forte e reale a un problema che adesso è veramente molto grave. E non se ne deve occupare solo la società ma tutte le persone di ogni segno e ogni grado”, evidenzia Amato.
“La nostra proposta, fatta nel 2018, era esattamente quella di sanzionare le persone che aggrediscono un valore sociale, di grande importanza, che è la Sanità pubblica, invidiata dagli altri Stati – prosegue -. Fondamentale da introdurre è inoltre il processo per direttissima, ossia immediato, con pagamento dei danni materiali alle strutture sanitarie e danni fisici e morali al personale sanitario. Noi come medici soccorreremmo sempre tutti, ma a questo punto è giusto che si metta mano alla tasca per richiedere quello che la società dà in questo momento gratuitamente. Anche perché danneggiare un medico o una struttura sanitaria pubblica vuol dire danneggiare se stessi e la società”.
“Dobbiamo aspettare che questa violenza arrivi anche ad uccidere? Chi ha la responsabilità di legiferare deve porre gli opportuni rimedi che, oltre a pene più severe, preveda anche un cambiamento culturale e strutturale, con anche un incremento del personale sanitario”, conclude Amato.