Naufraga il Terzo Polo e dopo il divorzio tra Italia Viva e Azione, Cateno De Luca, riserva nuove bordate al “nemico” Matteo Renzi ma soprattutto lancia segnali a Carlo Calenda. Il leader di Sud chiama Nord comincia a delineare il perimetro politico in vista delle Europee, parte dall’ennesimo “mai” con Renzi e prova a sondare il terreno per una riapertura a Calenda, con il quale c’era stata una prima interlocuzione già nei mesi scorsi e che, a questo punto, potrebbe tornare ad essere un eventuale alleato di De Luca in vista delle Europee.
“La scissione del Terzo Polo – spiega De Luca – rende sempre più inesistente politicamente Renzi e mette a rischio Calenda. Con Calenda si può anche dialogare, bisogna vedere anche se lui è disponibile con noi o se ha delle preclusioni nei nostri confronti. Io posso solo esprimere la mia solidarietà a Carlo Calenda, anche se non è sempre stato tenero nei miei confronti. Forse, come capita in queste circostanze, le informazioni non vengono filtrate correttamente e magari qualcuno del “cerchio magico” passa qualche informazione in modo forzato. Il problema è che poi ci caschi. Calenda nei miei confronti qualche caduta di stile l’ha avuta ma io sono una persona che guarda oltre ed è logico che oggi siamo vittime – politicamente – dello stesso carnefici e dello stesso squallore. La mia solidarietà d’ufficio a Calenda è dovuta”.
De Luca lavora, insomma, ad un doppio fronte tra Palermo e Roma con la strategia dei “due forni”. Sul fronte regionale, con lo sguardo rivolto a lungo termine sino alle lontane Regionali del 2027, prova a mettere spalle al muro il centrosinistra, al Pd e al M5S, caldeggiando l’eventuale formazione di uno schieramento unico delle opposizioni, da contrapporre al centrodestra, ma con la “condicio sine qua non” che sia poi proprio Sud chiama Nord a guidare le danze. Allo stesso tempo De Luca tenta di incunearsi nel divorzio tra Renzi e Calenda, sapendo che Azione al momento è isolata e si ritrova con un centro sempre più sguarnito e senza neppure margini di manovra nel bipolarismo.
Calenda non vuole sentire parlare di alleanze con il M5S, con i grillini che però sono vicini al Pd e allo stesso tempo, sempre per Calenda, pure dall’altra parte la strada è chiusa. Nel centrodestra Meloni lo fa invitare al convegno di Fratelli d’Italia ma il “matrimonio romano” verso destra sembra impossibile, perché Calenda non vuole avere a che fare con la Lega di Salvini e c’è anche il “No” di Forza Italia.
E allora De Luca prova a cavalcare l’onda dell’isolamento politico di Calenda per riaprire la discussione con Azione, che nei sondaggi viene dato al 3,9% e potrebbe risultare determinante per consentire al sindaco di Taormina, con il suo movimento Sud chiama Nord, di raggiungere la soglia del 4% alle Europee del 2024. D’altronde, anche per De Luca la strada appare stretta e non sembrano esserci molte alternative, guardando ai due poli, perché nel centrodestra ci sono i suoi avversari passati, presenti e futuri, del sindaco di Taormina e nel centrosinistra potrebbe esserci qualche chance in più di inserirsi ma la strada appare più agevole in ambito regionale, mentre nella capitale il clima è assai più teso, a partire dalla “guerriglia” di casa Pd, con la resa dei conti già in atto tra il suo omonimo Vincenzo De Luca e Elly Schlein. “Da soli non ce la facciamo ad arrivare al 4%”, è il messaggio dato da De Luca dopo le suppletive in Brianza. C’è un canale aperto, nelle regioni del Nord, tra De Luca e alcuni movimenti, come una frangia leghista, di malcontenti, dissidenti salviniani e/o fuoriusciti dal Carroccio ma anche qui i numeri non garantirebbero la certezza di conquistare l’obiettivo del 4%. Tutto porta, quindi, verso un “deja-vu” del confronto con Calenda.
Di certo c’è una sola cosa: che le strade di De Luca e Renzi non si incontreranno mai più. “Il Terzo Polo è finito come avevo previsto. Io non dimentico quel 5 ottobre – evidenzia De Luca -, quando ci siamo trovati con un comunicato che rendeva ufficiale ciò che da mesi circolava nei salotti romani e l’unico rappresentante di Sud chiama Nord ci ha lasciati per andare con Renzi. I fatti di queste ore confermano che Renzi aveva la necessità di avere qualche numero in più al Senato per spaccare il gruppo del Terzo Polo. I fatti mi danno ragione perché in quella stessa data c’era la riunione all’hotel Bernini di Roma per la creazione di una lista nella quale Sud chiama Nord sarebbe stato uno dei pilastri, in un contesto nel quale c’era Renzi ma noi eravamo gli unici ad avere l’esenzione delle firme per le Europee. Renzi non ha quel requisito, così è impazzito perché non riusciva a condizionarmi. Preso atto che non poteva telecomandarmi, per rimediare a quel vulnus, doveva spaccare il gruppo al Senato, farne uno nuovo con la denominazione della futura lista e ora tutto si è compiuto. Queste sono operazioni di palazzo e non fanno per me. I miei padroni sono gli elettori”.
Così, dalle “ceneri” del Terzo Polo spunta all’orizzonte il ritorno di fiamma tra De Luca e Calenda, che per il primo diventa la “via maestra” per rendere realizzabile l’approdo a Bruxelles e per l’altro è un’opzione per non doversi giocare la sfida delle Europee voto a voto, sul filo del rasoio. E per entrambi è l’opportunità di smacchiare definitivamente il fantasma renziano.